Seminare Domande

Agosto 25, 2019 0 Di Francesco Cappello

La valorizzazione della maieutica di Danilo Dolci nelle scuole

Centro educativo sperimentale di Mirto (PA)

Dice Danilo Dolci:

«Per uno Stato non è certo un crimine, ad esempio, costruire e diffondere scuole. Ma quali scuole? Una serie di piccole galere? Criminale è spegnere nell’immane inerzia la naturale curiosità dei bambini e dei giovani, invece di potenziarla coorganizzandola; criminale è progettare di fatto lo spegnimento sistematico della creatività individuale e collettiva, alimentando così nei giovani e nei precettori la paura, e l’odio, per lo studio; criminale è insistere nel mantenere in situazioni insane miliardi di creature, malgrado le denunce rigorose ormai secolari, anche di medici. (Basti pensare sia a Decroly e alla Montessori)» (1)

«un laboratorio maieutico è un laboratorio educativo in cui si valorizzano le esperienze e conoscenze insite in ciascuna persona. Esso favorisce un concepire più cosciente, ampio e profondo.., partendo dal presupposto che … ogni esprimersi dal profondo aiuta ad esplorare.. Il coordinatore di strutture maieutiche cura che l’insieme di tutti sappia comporre quanto ancora è ignoto, ancora inespresso su un problema, risolva un nodo..

Il processo strutturale maieutico è scienza-arte di interpretare e favorire il crescere dal profondo. La struttura maieutico – reciproca riesce a far crescere la qualità conciliando diversità e unità, cooperare e nonviolento competere.» (2)

«Seminare domande in ognuno matura e germina risposte: voce e nuovo potere» (3)

Sperimentare la comunicazione maieutica reciproca di Danilo Dolci nella scuola comporta la necessità di dare grande rilevanza ad alcuni aspetti normalmente ritenuti poco importanti, se non del tutto trascurati, nelle modalità educative più generalmente ricorrenti.

Risulta importante:

a. Mettere in primo piano, nella relazione educativa, la comunicazione piuttosto che la trasmissione;

b. Passare dalla tradizionale interrogazione all’interrogarsi reciproco;

c. L’attenzione all’ascolto degli altri in se stessi;

d. Il tempo per pensare;

e. L’incoraggiamento alla costruzione di modelli di interpretazione della realtà;

a. Mettere in primo piano, nella relazione educativa, la comunicazione piuttosto che la trasmissione
I metodi educativi tradizionali privilegiano il trasmettere i contenuti culturali e trascurano quasi del tutto il ruolo di una comunicazione autentica nella esperienza educativa. Lo studente o più precisamente l’alunno (dal latino alumnis ovvero alimentato) è invitato a registrare i contenuti che gli sono trasmessi e a ripeterli il più fedelmente possibile. L’alunno modello, premiato da questo genere di scuola, risulta preparato al suo compito di fedele esecutore di istruzioni ricevute.
Il mondo in cui ci ritroviamo a vivere è però alla ricerca di una via di uscita dalle molteplici forme che ha assunto la crisi che lo attanaglia, sviluppando in molti la coscienza del rischio di un vicolo cieco evolutivo all’orizzonte del nostro agire, insieme alla coscienza della necessità di valorizzare la creatività di ciascuno nei molteplici gruppi di ricerca. Con Albert Einstein diremmo che è impossibile risolvere i problemi dell’umanità utilizzando il modo di pensare e di agire che li ha causati. 
E’ necessario evitare lo spreco della creatività di ciascuno. L’ambiente naturale in cui la creatività possa emergere come prodotto insieme individuale e di gruppo è il laboratorio maieutico. Con le parole di Danilo: «..la coralità maieutica può riuscire a comporre la necessaria etica terrestre, promuovere il confiorire della coscienza planetaria» (4)
Il laboratorio maieutico permette alla creatività di non degenerare in delirio individuale o di massa garantendo a ogni pensare nuovo una prima verifica nella saggezza del gruppo.
L’opportunità per ciascuno, fin da piccoli, di sperimentare il pensare insieme è alla base dell’efficacia e del successo della democrazia.

b. Dall’interrogazione all’interrogarsi reciproco

«.. E’ possibile concepire programmi che propongano, aiutando ad osservare, interrogativi di ricerca invece che idiote gare di scolastiche domande? Programmi che lievitino maieuticamente invece di inoculare – come sovente ora avviene – banalità che svuotano, virosi inquinanti, diposizioni alla passività e al dissociarsi?» (5)

Il motore primo di ogni ricerca è l’interrogativo. Risulta importante invitare ciascuno a generare gli interrogativi necessari che potranno aiutare ciascuno ad apprendere così come a concepire soluzioni inedite, coniugando creativamente le conoscenze acquisite e condivise nel gruppo alla ricerca di ipotesi da verificare e possibili risposte. A ciascuno è data la possibilità di disincagliarsi da ancoraggi, pregiudizi ecc. A ciascuno è chiesto: cosa pensi tu? A ciascuno è chiesto di esercitare la propria creatività.Lo sguardo si amplia accogliendo i diversi modi di vedere e le diverse esperienze.
Nelle aule scolastiche le informazioni disciplinari possono essere elaborate e rigenerate dal gruppo in modalità comunicativa maieutica. La necessaria frequentazione interdisciplinare trova qui il suo naturale laboratorio.
L’interrogarsi reciproco attiva la mente. Interrogativi privi di un ipotesi di risposta o con risposte in forma solo embrionale svolgono un loro ruolo quali interrogativi-attivi atti a orientare la ricerca successiva.

c. L’attenzione all’ascolto degli altri in se stessi
Ciascuno sa come il parlare dell’altro suscita nella nostra mente immagini, associazioni, interrogativi, perplessità ecc. Nella pratica del laboratorio maieutico è fondamentale perciò invitare ciascuno a focalizzare il flusso molteplice dei propri pensieri indotti nella conversazione con l’altro, e renderne partecipe il gruppo. Cresce la consapevolezza di come sia essenziale alla fertilizzazione della ricerca del gruppo questa azione primaria atta ad attivare una ‘mente’ di ordine successivo. (Creatura di creature) In ciascuno si alimenta la consapevolezza di come sia importante per il gruppo ogni specifico apporto individuale, ogni esperienza particolare, ogni diverso modo di guardare e vedere. Il rispetto per l’altro si consolida.

d. Il tempo per pensare
Come si sa maieutica è parola di origine greca che fa riferimento all’arte della levatrice che nell’interpretare il parto aiuta, senza forzare, le creature a venire alla luce. La maieutica come arte dell’interrogarsi reciproco è metafora del partorire idee, personalità, soluzioni inedite, comunità possibili, ecc. Le fasi del parto, dal travaglio alla nascita, comportano un ritmo generativo fatto di momenti di intensa e faticosa ricerca, tentativi ed errori, ipotesi e verifiche… sino al miracolo (meraviglia) della nascita… Ricercare maieuticamente aiuta a scoprire ciò che ai singoli rischia di sfuggire. Concretare sogni collettivi diventa possibile. La comunicazione autentica è creativa.La pratica laboratoriale comporta nel suo svolgersi un tempo fatto anche di pause e di silenzi densi di riflessione, in cui, in ciascuno risuona quanto ha ascoltato. Dai silenzi riemergono voci che nell’insieme compongono il ritmo della ricerca collettiva. Al castrante “fate silenzio!” dell’insegnante esclusivamente trasmissivo si sostituisce la ricerca di sintonia mirante all’accordarsi reciproco. La scala dei tempi della scoperta può trascendere quella della durata dei singoli laboratori estendendone molto aldilà i tempi del concepire.

e. L’incoraggiamento alla costruzione di modelli di interpretazione della realtà
Come un ispettore sul luogo del delitto raccoglie dati, indizi, testimonianze con lo scopo di ricostruire la trama degli eventi, allo stesso modo i gruppi a fronte di un interrogativo di qualsivoglia natura, nel tentativo di generare, interpretazioni, risposte, spiegazioni… usano un paradigma di indagine che potremmo definire indiziario. L’analisi di dati, indizi, esperienze e quant’altro si ricompone in una trama possibile. Genera cioè storie e teorie. Il ruolo dell’educatore lungi dal sostituire ‘le narrazioni’ concepite dal gruppo con quelle ufficiali e/o istituzionali dovrà limitarsi a metterle in crisi, invitando a una ricostruzione più aderente alla realtà della ‘trama’ provvisoriamente adottata. Si impara a perfezionare ipotesi e tesi conseguentemente all’acquisizione di nuovi dati o alle osservazioni critiche che il gruppo medesimo impara a generare al proprio interno. Il ruolo dell’educatore diffonde naturalmente nel gruppo, ciascuno tendendo a farsi maieuta all’altro. Il coordinatore maieuta ha un ruolo di innesco della ricerca. La maieutica tende a farsi reciproca. Il gruppo verrà alla luce se saprà acquisire autonomia, identità, potere ed esperienza.
Questa preziosa capacità di generare modelli di interpretazione della realtà facendo appello alla intelligenza e alla saggezza collettiva è un potere dei gruppi la cui crescita andrebbe incoraggiata sin dalla scuola primaria. Al contrario, nella condizione attuale, essa è del tutto sprecata se non del tutto ignorata. Eppure sapere ciò che si vuole e come avviare processi per conseguire i propri interessi è possibile se sappiamo interpretare lo stato delle cose esistenti. La costruzione sociale della città in cui intendiamo vivere ci sarà possibile se impariamo a pianificare insieme il cambiamento e la progettazione del nuovo. Con le parole di Danilo:


«Pianificare non è organizzare consapevolmente l’attività umana? personale e sociale? E per essere civile, democratico, non necessita al pianificare che ciascuno partecipi al pianificare?» (6)

Perché si ottenga il risultato di studenti felici di frequentare la scuola pubblica, di una scuola che sappia prepararli a una cittadinanza piena e consapevole, bisogna capovolgere il modo della relazione con loro. 

Ciascun insegnante dovrebbe abbandonare il modo della lezione trasmissiva e accogliere il proposito di sperimentare quotidianamente le potenzialità della comunicazione maieutica reciproca. I capisaldi di questa rivoluzione consistono nel saper proporre sottoforma di interrogativi i normali contenuti educativi e nel tener presente come

«…l’educazione è svolgimento dentro, mediante e per l’esperienza… ( …) l’esperienza è mezzo e fine dell’educazione»

(…)

«L’autentica esperienza sa connettersi, verificarsi pur con le esperienze altrui. Sperimentare significa, secondo i dizionari più avveduti, anche intervenire sulla realtà, onde essa risponde a certe domande che le poniamo, e che costituiscono le ipotesi che indirizzano la ricerca dell’operazione sperimentale. Osservare è quasi un ascoltare…; sperimentare è sollecitare risposte, predisporre un piano di indagini che rendano riconoscibili le risposte. »
(…)
«Saper concretare l’utopia chiede, col denunciare, un annunciare capace di lottare e costruire frontiere che valorizzino ognuno» (7)

(1) Danilo Dolci, Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, luglio 1993
(2) Danilo Dolci, La struttura maieutica e l’evolverci. La Nuova Italia, settembre 1996
(3) Danilo Dolci, La legge come germe musicale, Lacaita, novembre 1993
(4) Danilo Dolci, Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, luglio 1993
(5) Danilo Dolci, Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, luglio 1993
(6) Danilo Dolci, Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, luglio 1993
(7) Ivi

P.S.
Per i lettori interessati alla documentazione dei laboratori maieutici nelle scuole, finalizzati alle attività anche curriculari, rimando al mio SEMINARE DOMANDE, la sperimentazione della maieutica di Danilo Dolci nella scuola EMI (2011)

Articolo pubblicato su EDUCAZIONE DEMOCRATICA
Rivista di pedagogia politica
Danilo Dolci e l’educarsi maieutico 2 Giugno 2011
Edizioni del Rosone ISSN 2038-579X

articolo pubblicato su SovranitàPopolare.org
articolo pubblicato su Iskrae.eu

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