Where’s the Revolution?

Where’s the Revolution?

Settembre 30, 2019 0 Di Francesco Cappello

Where’s the Revolution?

Who’s making your decisions?

pubblicato su Scenari economici
pubblicato su Iskrae
pubblicato su Sovranità Popolare
pubblicato su Marx 21
pubblicato su Sinistra in Rete




Il rituale del venerdì e dello “sciopero globale” va riempito di tutti quei contenuti che risultano, non a caso, generalmente rimossi.
Tutto è connesso a tutto.


Bisogna aiutare i nostri figli/studenti a vedere ciò che è loro sistematicamente celato.
Non hanno gli strumenti per farlo autonomamente. Materie essenziali allo scopo sono state rimosse dai loro piani di studio. La didattica per “competenze“ tenta ormai di sostituirsi a quella per contenuti.
Nella scuola che frequentano anche il linguaggio convoglia l’ideologia aziendalistica. Non si danno più voti ma “debiti” e “crediti” mentre le micro e piccole imprese reali vengono lasciate al loro destino soffocate da un’enorme imposizione fiscale.


Vi si pretende di dare valutazioni e giudizi indiscutibili (digitali) che deresponsabilizzano i docenti. Anche una macchina può “correggere” una verifica nel formato “quiz invalsi“ e dare una valutazione scaturente dalla applicazione di insindacabili criteri, codificati in una “griglia“ (algoritmo valutativo) preventivamente predisposta. Allo studente è chiesto di mettere una crocetta (la stessa con cui si firmano gli analfabeti) nella casella giusta. La tendenza è quella di rendere maggioritarie questo genere di verifiche a discapito delle prove orali e di quelle scritte tradizionali.
Le prove invalsi ci “suggeriranno” quali argomenti trattare, con quali modalità e quali trascurare. Le interrogazioni orali e scritte saranno sempre più sostituite da idiote quanto mortificanti gare a quiz già candidate all’utilizzo per l’ammissione a esami di Stato, peraltro continuamente cangianti anche nel corso dell’anno scolastico, come accadde l’anno scorso.
Non più il/la preside ma un dirigente (d’azienda), scolastico amministratore delegato con sempre più responsabilità, all’interno di una organizzazione in cui sono in pochi (il Consiglio di Istituto) ad avere l’ultima parola. Il Collegio Docenti, per molti aspetti importanti, ha ormai solo potere propositivo; d’altronde, la propaganda propone che anche il Parlamento nazionale sia da considerare uno “strumento desueto».

In pratica diventa sempre più difficile mirare verso gli obiettivi più importanti:
la crescita dello spirito critico dei nostri figli/studenti; aiutarli a pensare insieme
a ricercare nessi tra parti apparentemente disgiunte;
aiutarli, accompagnandoli e sostenendoli nella ricerca della risposta alla domanda fondamentale della loro età: io chi sono? Chi desidero diventare?
la promozione della loro capacità di essere prima possibile “cittadini sovrani“ nel senso indicato dalla nostra Costituzione.
Viene, piuttosto, chiesto loro di portare a scuola i bollini della Coop e dell’Esselunga, per poter sperare di avere accesso ai necessari materiali didattici. Evitiamo qui di parlare di quegli investimenti, di più grande scala, di cui la scuola pubblica avrebbe bisogno, non parliamo dei tagli che ha subito insieme ad università e ricerca pubblica. Diciamo però che gli studenti stanno spesso ammassati in aule anguste, talvolta fatiscenti. La più grande riforma sarebbe quella di stabilire un massimo invalicabile di 10 studenti per gruppo classe.
Strategie, scelte, comunque utili a poter affermare sibillinamente che il Pubblico (di tutti, per tutti) non funziona e che di esso va fatto mercato privato, diversificato per poveri e ricchi, sud e nord…
Scuole azienda, costrette a contendersi gli studenti (il materiale umano) e quella miseria di finti finanziamenti residui tramite gare, quali quelle istituite dai PON, così che le scuole di periferia, che molto più difficilmente possono godere di docenti stabili, in grado di occuparsi della complicata stesura dei progetti PON, saranno ulteriormente marginalizzate e svantaggiate in barba ai principi costituzionali.
Il tutto in stretta coerenza, con quanto avviene fuori dalla scuola, in cui abbiamo sentito parlare del nostro paese come della “azienda Italia” costretta secondo tale logica, alla stregua di qualsiasi impresa, a cercare risorse sul mercato della finanza privata globale. Contro ogni principio costituzionale la finanza pubblica è stata criminalmente sovvertita, da decenni ormai. Le conseguenze, oltre ai tagli ai grandi servizi pubblici tra cui l’istruzione e il diritto allo studio, sono le privatizzazioni e le svendite della grande impresa pubblica, del patrimonio storico culturale. Anche i demani idrico, marittimo, minerario, artistico possono essere legalmente dati in concessioni di sfruttamento, rinnovabili a vita (alle multinazionali del petrolio come a quelle dell’arte). Si è lasciato che l’attacco allo sfruttamento indiscriminato del demanio forestale fosse legalizzato da una legge: la “legge ammazza foreste“ che permette una “economia“ estrattiva della peggiore specie, “lasciapassare” per lo sfruttamento economico ed energetico anche di aree boschive prima rigorosamente tutelate.

Le unità sanitarie locali trasformate in aziende sanitarie locali (a suggerire l’idea che la salute, sì, ma solo se puoi pagartela…)
Una scuola dove la diffusione della didattica per “competenze”, finto saper fare, va di pari passo alla chiusura di spazi per i laboratori veri e propri, divenuti ormai un lusso, un optional (in termini di spazi dedicati, ore di insegnamento, materiali e qualificati tecnici di laboratorio), e alla sottrazione di spazi e tempi dedicati ai tradizionali contenuti racchiusi nei vari saperi disciplinari.
La Alternanza Scuola Lavoro – ASL – spesso realizzata a discapito di ore di insegnamento sottratte ai contenuti tradizionali o al posto di materie espulse o mai veramente accolte: materie come la geografia, la storia dell’arte, diritto ed educazione civica, economia, merceologia, musica ecc.

Your rights abused
ASL per prepararli ad accettare lavoro precario, a scadenza e persino gratuito
Quando, pronti per dare il loro contributo lavorativo alla società, gli si dirà che, ci dispiace non c’è lavoro e che è consigliabile andare a farsi un’esperienza all’estero, ebbene, se guardandosi intorno, saltasse loro agli occhi quanto lavoro incompiuto li circonda e tornassero a chiedere come mai nessuno si cura più adeguatamente del meraviglioso patrimonio storico culturale artistico e naturale del nostro paese, come mai nessuno interviene a risolvere l’annoso problema del dissesto idrogeologico, di cui soffrono i nostri ineguagliabili e fragili paesaggi di collina o di montagna, reso se possibile ancora più acuto e urgente dai cambiamenti climatici globali – CCG, e perché si attende ancora per intervenire con le necessarie bonifiche a vantaggio di tanti territori violentati… In tutti questi casi gli verrà data una singolare quanto strana risposta: mancano i soldi! Avremmo tutto ciò che serve: competenza, risorse materiali, tecnologie, disponibilità a fare, eppure, nell’epoca della moneta “fiat“, si sentiranno rispondere che le cose importanti e necessarie che hanno imparato a fare per la cura del loro territorio non si possono fare perché mancherebbero i soldi…
Mancano perché da parecchi decenni ormai ci serviamo solo di moneta privata a debito cosicché i fiumi di denaro emessi dalla BCE nel tentativo, mai del tutto raggiunto di stabilizzare la finanza e il sistema delle grandi banchi, che fanno di tutto meno che il loro mestiere di finanziatori dell’economia reale (le banche pubbliche sono state privatizzate da tempo), quel fiume di denaro non giunge là dove servirebbe davvero, lasciando inaridire quel terreno per il quale sarebbe vitale…
Intanto la propaganda demonizza gli investimenti pubblici per corrispondere al meglio all’inganno del debito, matematicamente impagabile nelle condizioni che ci siamo lasciati imporre. Un debito che non potrà fare altro che crescere malgrado qualsiasi tentativo di tenerlo a bada.

Your views refused
Quando nel passato, anche recente, gli studenti, pur non comprendendo i dettagli di quanto avveniva intorno a loro, seppure oscuramente, intuivano, in qualche modo sapevano, che la loro vita non sarebbe stata migliore di quella dei loro genitori allora hanno provato a pensare con la loro testa, anche solo per una settimana, pretendendo di autogestirsi, in qualche caso riprendendendosi la loro scuola in segno di protesta estrema. In quelle occasioni sono stati derisi, accusati, colpevolizzati, fermati.
Oggi sono spinti fuori dalle aule “a manifestare” con giustificazione garantita dal ministro in persona, non contro i “potenti” ma per chiedere agli autori del “disastro globale” di muoversi in fretta e far qualcosa per “salvare il pianeta».

Hanno bisogno di noi e noi di loro
Se sapremo accompagnarci, se faremo un buon lavoro, la consapevolezza comune dello stato delle cose aumenterà. Slogan e manifesti potrebbero cominciare a veicolare verità scomode.

In ordine sparso un elenco parziale solo evocativo:

Risorse e carenze idriche (privatizzazioni tramite SPA che riducono a quasi zero gli investimenti, alzano le tariffe per distribuire dividendi più alti ai loro azionisti), contaminazione delle acque interne e marine, diminuzione dell’acqua potabile. Tre miliardi e mezzo di abitanti mancano di adeguati servizi igienici o ne sono completamente privi con conseguenze sanitarie devastanti. Impronta idrica insostenibile di certe produzioni industriali. Deforestazioni, sfruttamento intensivo e distruttivo delle risorse naturali per ottenere il massimo profitto. Lo sfruttamento intensivo e distruttivo delle grandi foreste mirante al legname pregiato, allo sfruttamento dei giacimenti di oro, diamanti, bauxite, zinco, manganese, ferro, petrolio, carbone, alla costruzione di immensi bacini idroelettrici, destinati a fornire energia per le attività industriali. In Sud America viene praticato da compagnie brasiliane, fondamentalmente controllate – attraverso partecipazioni azionarie, meccanismi finanziari e reti commerciali – dai maggiori gruppi multinazionali e finanziari del mondo. All’impatto distruttivo dei grandi interessi economici si aggiunge, quando rimane loro qualcosa, quello derivante dalla povertà: il diboscamento effettuato dai contadini senza terra per praticare l’agricoltura di sussistenza.


La corsa all’Artide, cui partecipano sia governi che gruppi multinazionali con relativo contenzioso tra Russia, Stati Uniti, Canada, Danimarca e Norvegia sulla spartizione del Mar Glaciale Artico ha fatto seguito allo scioglimento della banchisa che permette di sfruttare giacimenti di petrolio e gas naturale sul fondo del mare.


Riduzione della biodiversità (sesta estinzione).
Dal punto di vista alimentare i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendono ormai da appena 12 specie vegetali e 5 specie animali.

Consumo e degradazione del suolo, salinizzazione, perdita della fertilità dei suoli, dell’humus, dilavamento dei suoli.

Alterazione della composizione atmosferica, “buco“ ozono, piogge acide, smog fotochimico, impatto sulla salute umana di polveri fini ed ultrafini derivanti dai processi di combustione.

Sessantamila mila differenti tipi di pericolose sostanze inquinanti – ogni anno se ne aggiungono circa mille – si scopre che molte di loro si comportano da interferenti endocrini altre cancerogene (non si fanno le necessarie indagini di impatto sulla salute umana prima di metterle in circolazione).

Rifiuti tossici industriali, spesso trasportati in altri paesi trasformati in pattumiere dei paesi ricchi (la delocalizzazione produttiva permessa dalla globalizzazione premia il produttore peggiore spesso proveniente dall’occidente che inquina i paesi che lo ospitano, sfrutta i loro lavoratori, e porta via le ricchezze violentemente estratte).

Agricoltura e allevamenti intensivi, monoculture che comportano uso smodato di combustibili fossili, di pesticidi, erbicidi, concimi chimici, ogm, trasporti da un capo all’altro del mondo, filiera del freddo.

Inquinamento provocato dalle enormi navi portacontainer che trasportano circa l’80% del commercio mondiale.

Mercantilismo, liberismo, finanza di guerra, finanziarizzazione speculativa dell’economia, paradisi fiscali.

Ambiente e guerra
La guerra è insostenibile. Ripensiamo ad alcuni episodi storici:
un milione e mezzo di bombe a grappolo in Vietnam, contenenti ciascuna al suo interno centinaia di ordigni esplosivi, per un totale stimato in 750 milioni, molti quelli rimasti inesplosi sul terreno che continuano ad uccidere.

Ricordiamo i 70 milioni di litri di Agente Orange, un potente defoliante contenente diossina che gli USA innaffiarono sulla foresta vietnamita per “stanare“ i vietcong che provoca ancora oggi nascite deformi.


Nella guerra condotta dalla NATO nel 1999 contro la Jugoslavia, di cui siamo stati coprotagonisti, non ci si è fatti scrupolo di usare proiettili a uranio impoverito (già usati nella prima guerra del golfo) che hanno contaminato suoli e risorse idriche. Con l’occasione furono bombardati obiettivi civili e persino industrie chimiche.


Oggi le forze armate statunitensi consumano – per le loro basi e i loro mezzi aerei, navali e terrestri – oltre 120 milioni di barili di carburanti all’anno, emettendo circa 66 milioni di tonnellate di CO2, (Si pensi che un aereo tipo F-15 Eagle consuma sino a 16.000 litri/ora, un bombardiere B-52 12.000 litri/ora). Si aggiungano le emissioni dei sistemi militari di Russia, Cina ed altri paesi e si capisce che il sistema militare di guerra risulta tra le maggiori fonti di inquinamento dell’atmosfera. Si pensi alla devastazione ambientale provocata dai poligoni di tiro, per tutti, quelli ospitati dalla nostra meravigliosa Sardegna che ne subisce tutte le tragiche conseguenze.


Le potenze nucleari, posseggono tra nucleare e civile quasi 3000 tonnellate di plutonio, più di 1000 tonnellate di uranio altamente arricchito che aumenta di quasi 50 tonnellate l’anno. Di plutonio ne basterebbero poche centinaia di chilogrammi, opportunamente distribuiti, a provocare il cancro ai polmoni all’intera popolazione mondiale.


Vogliamo parlare delle bombe sganciate a Hiroshima e Nagasaki, delle conseguenze dei test e degli impianti nucleari o delle conseguenze degli incidenti alle centrali nucleari (nucleare civile e militare sono intimamente connessi), degli effetti sulla salute umana della ricaduta radioattiva, dei mille incidenti con armi nucleari o dell’inverno nucleare che devasterebbe la biosfera terrestre all’indomani di un confronto nucleare?

Il rischio crescente di conflitto nucleare ai più appare remoto. Tuttavia, in estrema sintesi, bisogna valutare che:


l’ordine mondiale fondato sulla supremazia degli Usa e del dollaro è saltato;
i cinesi hanno preso ad armarsi a ritmo crescente (già oggi spendono un quarto del budget militare americano); analogamente i russi hanno rimesso in piedi e riammodernato i loro sistemi d’arma;
Russia e Cina sono identificati dalle forze USA/NATO quali nuovi nemici dopo che a svolgere questo ruolo erano stati l’URSS e la sua ideologia e successivamente l’estremismo islamico terrorista;
la aggressiva estensione della Nato verso Est;
la rottura del trattato INF;
la adozione di dottrine militari quali il First Strike Atomico a sostituzione del più rassicurante (si fa per dire…) equilibrio del terrore dei tempi della prima guerra fredda;
la declassificazione di armi nucleari depotenziate, da strategiche a tattiche, ossia usabili nei teatri di guerra convenzionale (vedi il documento Nuclear Operations);
la preparazione alla guerra che procede spedita, come riportato nel documento Providing for the Common Defence, su cui si legge che gli Stati Uniti, pur consapevoli che stavolta non sarà una passeggiata e che il popolo americano dovrà essere pronto a subire enormi perdite di beni e vite umane, finanche sul proprio territorio nazionale, dovranno farsi carico di una guerra necessaria non evitabile per la quale non si tratta di decidere se, ma solo quando…
La guerra nucleare è sempre più gestita dall’intelligenza artificiale; algoritmi che prendono decisioni automatiche secondo schemi preventivati in risposta alle variazioni dell’ambiente con cui interagiscono, un pò come accade nelle odierne transazioni speculative mediate da algoritmi finanziari. Quando si entra in guerra, la politica delega la gestione del conflitto ai militari, che a loro volta si affidano ai loro piani gestiti dall’intelligenza artificiale secondo schemi e scenari sui quali hanno imbastito le loro esercitazioni;
la guerra nucleare, infatti, non la si può pensare mentre la si fa. Essa rischia di procedere secondo un suo fatale automatismo che, se innescato, ci condurrà in uno stato senza ritorno. I sistemi di allarme atti a scrutare 24 ore su 24, terra, cielo e mare, man mano che si riducono i tempi di volo dei vettori nucleari (oggi a meno di 10 minuti), costringono, infatti, alla riduzione dei tempi della risposta ottenuta tramite la codificazione automatica delle decisioni. L’unico modo di rispondere adeguatamente, nella logica del first-strike nucleare, è, perciò, quello di automatizzare la risposta affidandola alla “intelligenza” artificiale di cui sono dotati i computer di nuova generazione. In questa situazione una guerra nucleare potrebbe scoppiare anche per fattori accidentali in seguito a falsi allarmi gestiti dal sistema come reali. In passato, quando l’intelligenza artificiale era solo nelle menti dei ricercatori ne sono avvenuti tantissimi, alcuni dei quali molto rischiosi.

Infine, vogliamo parlare del rischio connesso allo studio e messa in opera di armi batteriologiche e chimiche, delle armi elettromagnetiche e laser e aerei robot spaziali per la guerra nucleare o dell’uso militare del 5G o delle nanoarmi quali potenziali detonatori della guerra nucleare?

Come on, people
You’re letting me down

Di cosa avremmo bisogno. Alcune proposte
Non mercato libero di denaro privato che indebita i popoli e i loro stati ma ripristino della finanze pubbliche con monete nazionali non a debito (statonote), non politiche economiche mercantiliste/guerrafondaie, non mondialismo, non governo mondiale di una casta finanziaria che vuole servirsi allo scopo di una burocrazia mondiale non eletta e irresponsabile ma stati autonomi, democratici, guidati dai loro popoli sovrani, dalle loro costituzioni antifasciste che collaborano attivamente tra loro. Bandire le monete coloniali per liberarle dal giogo finanziario dei paesi colonizzatori. Abbandono del sistema monetario fondato sulla liquidità e su una moneta nazionale, il dollaro, quale moneta di riserva internazionale. Riforma monetaria internazionale che istituisca un sistema monetario fondato sulla collaborazione internazionale tra stati sovrani che usi una moneta comune come il bancor (semplice unità di conto internazionale) di Keynes, e la sua Camera di compensazione internazionale la International Clearing House.
Rimessa in primo piano dell’economia interna, economia circolare, economia del bene comune con i suoi bilanci del bene comune strumento di incentivazione della virtuosità delle aziende, produzione decentrata di energia – rete internet dell’energia, permacultura della foresta giardino edibile, reti di mutuo credito, monete locali non capitaliste e non a debito, per la incentivazione delle economie locali. Denuclearizzazione, conversione del complesso militare industriale globale. Passare dal warfare al welfare. Tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, permanenti e non permanenti, dovrebbero finalmente contare allo stesso modo nelle decisioni che riguardano «la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale».

Ma anche
Ritorno e applicazione integrale della Costituzione del ’48, riduzione dell’orario di lavoro a pari o più alti salari, previdenza sociale, stato sociale, ripristino di servizi pubblici di qualità per tutti (welfare universale). Risocializzazione delle SPA.


Se ci aiuteremo ad esercitare il necessario senso critico potremmo assistere ad un miracolo vero, non finto. Potremmo veder tornare l’emozione e la gioia di muoversi autonomamente verso la comune ricerca della verità, intorno all’obiettivo urgente e necessario del come ripensare il mondo, prima che sia troppo tardi. Se opereremo bene accadrà che i pifferai, che pretendono oggi di usarci strumentalmente per gonfiare la bolla finanziaria green con cui fare affari speculando sulle tragiche sventure che hanno causato alla nostra casa comune, potrebbero scoprire di aver aperto un vaso di pandora che si ritorcerà contro di loro e a favore di tutti noi.
Dobbiamo anche sapere che in quel caso ad accoglierci in piazza e per le strade potrebbero essere poliziotti/militari professionisti, per vocazione, o per sfuggire alla disoccupazione, che in completo assetto antisommossa saranno disposti a caricarci, come automi impazziti, in risposta ad un semplice cenno somministrato dalla autorità che controlla che eseguano a dovere gli ordini ricevuti.
Bisogna, insieme, imparare a riconoscere il vero nemico dei popoli e «fare presto e bene perché si muore» come diceva un caro amico a cui devo tanto.

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