I capi branco delle sardine

Dicembre 18, 2019 0 Di Francesco Cappello

Pubblicato su
Iskrae.eu
SovranitàPopolare.org

Cosa hanno in comune Santori e Salvini?   Il leader delle sardine, Mattia Sartori è una sorta di “oliatore di conflitti” (come lo definisce una cara amica). Egli saprebbe come, usando “dialogo e comunicazione”, si possano superare con successo reticenza e preoccupazioni delle popolazioni locali affette da sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) e indurle ad accettare TAV e trivellazioni, rendendole compatibili con attività di Agricoltura, Pesca e Turismo (APT).

Mattia Santori il leader delle sardine. Ecco chi è, cosa pensa e per chi lavora:
“Mattia Santori ricercatore del RIE (http://www.rie.it/team/), una società privata di consulenza, fondata da R. Prodi e A. Clo’ si occupa di comunicazione sociale ed energia.
Clo’ è tutt’oggi membro del CdA della GeDi (http://www.gedispa.it/it/nc.html), gruppo editoriale in grado di spianare la strada dal punto di vista mediatico al movimento delle sardine.

“GEDI Gruppo Editoriale è uno dei principali operatori italiani nel settore dei media, attivo nelle seguenti aree di business:

  • Stampa
  • Radio
  • Pubblicità
  • Digitale

GEDI, quotato alla Borsa di Milano, è editore di la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, 13 testate locali, il settimanale l’Espresso e altri periodici. Fanno parte del Gruppo anche 3 emittenti radiofoniche nazionali (Radio Deejay, Radio Capital, m2o). GEDI opera, inoltre, nel settore internet e raccoglie la pubblicità, tramite la concessionaria Manzoni, per i propri mezzi e per editori terzi. Presidente è Marco De Benedetti e Amministratore delegato Laura Cioli.
Il conto economico 2018 del Gruppo riporta ricavi per 648,7 milioni di euro e un Ebitda rettificato di 51,7 milioni di euro.” (1)


Ecco un esempio del Mattia Santori pensiero:
https://formiche.net/2015/09/nimby-basilicata-eni-petrolio/
vedi anche: https://formiche.net/2014/11/sblocca-italia-trivellazioni-novita-rivendicazioni-dati-fatto/

Insomma Mattia Santori, pensa, per mestiere, che impedire le trivellazioni nei nostri mari o in Basilicata o in Val di Noto sia causa dei mali cronici da cui è afflitta la nostra economia. Egli si prodiga, perciò, forte delle sue competenze di strategia della “comunicazione” efficace, a spiegare come superare la reticenza delle popolazioni locali affette da sindrome NIMBY (Not in my backyard-non nel mio giardino di casa). A supportarlo la GEDI ed ora un intero movimento…

Santori pensa, in particolare, che le attività estrattive siano compatibili con attività APT (Agricoltura, Pesca e Turismo)
Ci spiega, insieme ad altri, come convincerne anche le popolazioni locali in una pubblicazione.


Le bandiere pro Ue, ammesse alle manifestazioni delle sardine, risultano peraltro coerenti con quel che Mattia Santori (laureato in economia) pensa sul MES ossia che “trattandosi di un problema tecnico, un problema complesso, bisogna lasciarlo gestire ai “competenti”. Perché, precisa, la politica con la P maiuscola richiede proprio questo: DELEGA AI COMPETENTI.


Infine, ecco la lettera aperta promossa da Alberto Clò (di cui Mattia è stato allievo) (2), docente di Economia applicata presso l’Università di Bologna e direttore della rivista Energia, sul referendum del 17 aprile antitrivelle preoccupato del suo esito rispetto al quesito: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”

Noi, prof. e professionisti, non votiamo Sì al referendum del 17 aprile:
https://formiche.net/2016/03/referendum-no-triv-17-aprile-idrocarburi/?fbclid=IwAR1TU5UQDAEbNX5gKlrkZat0KhFSSEregUA-RIjdlTV8RQNJB837io8ZOyw

Ho cercato di capire se le sardine si fossero espresse contro il sistema di guerra, perché il nostro Paese si dichiarasse finalmente neutrale secondo Costituzione e coerentemente se ne chiedesse l’uscita dalla Nato. Ho cercato traccia nel loro programma della prima ora se vi si facesse cenno ad una qualche analisi che descrivesse la condizione di miseria progressiva in cui sta precipitando il nostro Paese con i nostri giovani costretti ad andarsene (più di 800mila negli ultimi 10 anni) in cerca di fortuna all’estero; quelli che rimangono, adattati ad accettare un lavoro a scadenza, per qualche mese, e poi a casa con paghe lesive della dignità umana, quando non viene chiesto loro di lavorare gratis o da “volontari”; una povertà assoluta in crescita che colpisce più di 5 milioni di persone, dieci milioni di persone in stato di povertà relativa, quasi un quarto dei nostri giovani in età lavorativa che vengono definiti NEET ” Not in Education, Employment or Training”, non più impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione, una classe media in declino costante, una imposizione fiscale tra le più alte al mondo a cui corrispondono tagli implacabili e continuativi di sanità, istruzione, ricerca, previdenza sociale, investimenti pubblici e privatizzazioni e svendite del patrimonio comune e il sistema delle micro imprese (95% delle imprese italiane) in estremo affanno. Ho cercato di capire che analisi facessero della situazione socioeconomica, cosa pensino della necessità di difendere ed attuare la nostra Costituzione, se individuassero qualcosa che non va nel liberismo, nel mercantilismo in atto nel contesto nazionale o in quello europeo, la globalizzazione, o il sistema di dominio della finanza speculativa internazionale. Per ora non ho trovato nulla di tutto questo ma forse è solo perché è un movimento appena nato, un movimento bambino…

Sono il primo a sperare che questi movimenti possano diventare altro rispetto al codice genetico che sembra caratterizzarli. Per ora, tuttavia, appaiono centrati più sull’antipolitica che sulla politica con la p maiuscola, sono anzi il sintomo dell’assenza (da troppo tempo ormai) della partecipazione organica dal basso, basata su partiti e sindacati, come previsti dalla Costituzione, quale interfaccia permanente e non occasionale tra rappresentanza politica, Parlamento e società civile. Una partecipazione autentica della cittadinanza, di cui siamo orfani da troppo tempo, in grado di produrre/elaborare e passare al vaglio, da protagonista primario – nelle sezioni, nelle sedi sindacali diffuse sul territorio – la produzione culturale e politica del paese.

I partiti oggi hanno cambiato natura. Promuovono, nei modi e con gli strumenti del marketing, un brand, un logo, cui associare un capo riconosciuto, e promosso alla stregua di una rockstar da casa discografica o di un qualsiasi prodotto commerciale.
I movimenti li imitano.
La loro capacità di analisi è per ora inesistente. Nessuna visione del cambiamento necessario né sul breve né sul lungo periodo.

La loro modalità è quella delle adunate di anime sciolte che riempiono a ondate le piazze (come certa tifoseria calcistica o le adunate di fan da concerto di massa), le animano con fuochi di paglia destinati a ritornare fuochi fatui isolati sino al successivo appuntamento.

Non vogliono certo cambiare il sistema, sono tutto fuorché antisistema, ne sono piuttosto una stampella.

Non hanno individuato quale loro avversario politico la Ue e il suo ordoliberismo o il sistema euro, né la Nato che alimenta il sistema della guerra; sono piuttosto con la globalizzazione che premia il produttore peggiore che massimizza i profitti contro lavoratori e ambiente;

non si oppongono alla finanza speculativa, pensano anzi di salvare il mondo a furia di green bond (ricordiamo che il loro capo riconosciuto è a favore della linea TAV e delle trivellazioni in mare aperto e sul territorio).

Se non sono antisistema sono allora pro-sistema e come tali riconosciuti e “accolti“ nelle piazze come nei salotti del main stream mediatico.

Quella affermazione poi, rivolta a quelli che hanno identificato come loro nemici/avversari:

«Perché grazie ai nostri padri e madri, nonni e nonne, avete il diritto di parola, MA NON AVETE IL DIRITTO DI AVERE QUALCUNO CHE VI STIA AD ASCOLTARE»
come la si può definire? Non so, voi che dite?

(1) Recentemente è stato firmato l’accordo per la cessione a Exor della partecipazione di Cir in Gedi .
Quella di Santori è comunque una grande famiglia come spiega lo storico Pietro Ratto in un suo video intervento Le Sardine e la “morosa” del Capo

(2) A. Clò è stato relatore della tesi di laurea di M. Santori
titolo: “Il fantasma del TAV spaventa le grandi opere italiane. Consenso e partecipazione nelle politiche infrastrutturali nel nostro Paese”
Si può affermare che Santori e Salvini almeno una passione la condividono: quella per la rete TAV in Val di Susa