invertire la rotta

Aprile 1, 2020 2 Di Francesco Cappello

pubblicato su
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FARE PRESTO E BENE PERCHÉ SI MUORE DICEVA DANILO DOLCI
Pochi si rendono conto di quel che sta per accadere se non si dovesse correre ai ripari nel brevissimo termine e nel modo più adeguato e meno compromettente possibile. Servono misure eccezionali per evitare il superamento del punto di non ritorno. Prima del virus eravamo già prossimi alla recessione. Sei milioni i poveri assoluti, 10 milioni i poveri relativi, in condizioni lavorative assai precarie, senza risparmi…

La recessione è ora conclamata e a due cifre. Crisi sia della domanda che dell’offerta, blocco quasi totale dell’export. La moria generalizzata a cui rischiano di andare incontro le nostre microaziende (il 95% delle aziende italiane) rischia di scatenare un’ondata di licenziamenti non tamponabili, il fallimento di lavoratori autonomi, non adeguatamente supportati, potrebbe diventare inevitabile. Le ripercussioni di scelte sbagliate nel settore pubblico complicherebbe pericolosamente il quadro generale. La coesione sociale che è il bene comune più grande potrebbe venir meno a causa degli inevitabili disordini sociali che rischiano di dilagare nel paese. È importante supportare adeguatamente il sistema economico, pubblico e privato, con provvedimenti eccezionali che facciano finalmente ricorso a forme di finanziamento non a debito (1) al di fuori degli ormai impraticabili vincoli europei già, ampiamente e per la prima volta apertamente, violati dai paesi leader dell’eurozona. Abbiamo tutte le risorse finanziarie interne necessarie, cosa che ai più non è nota a causa di una propaganda insistente e pervasiva, che ha la conseguenza pericolosissima di diffondere l’idea che strumenti come il MES o i coronabonds o i prestiti del FMI siano una strada obbligata quando, viceversa, si tratta della via verso l’inferno. Come dice Guido Grossi cofondatore di sovranitapopolare.org è tempo di aggiustare le cose.

Mettere in primo piano l’economia interna
È necessario virare al più presto il nostro sistema produttivo verso la risposta ai bisogni interni.
Riportare al primo posto l’economia interna con esportazione delle sole eccedenze con le quali finanziare l’import strettamente necessario abbandonando il primato che eravamo costretti a dare all’export, perseguito a costo di una devastante svalutazione interna. Una scelta, questa, densa di conseguenze positive per la cura e il benessere delle persone, del loro territorio e la tutela autentica dell’ambiente.
Abbiamo un’enorme forza: siamo uno dei paesi al mondo in grado di esprimere una enorme diversificazione produttiva. Sappiamo produrre di tutto. Questa capacità, parte integrante della cultura e del genio italiano, va salvaguardata aiutando artigiani, microimprese, ecc. a superare lo stallo forzato a cui l’emergenza sanitaria le costringe evitandone il fallimento! La necrosi del sistema produttivo è l’emergenza più grande ai fini della praticabilità di una ricostruzione su basi strutturalmente nuove ed evolutive rispetto alla condizione precedente.
La fine della globalizzazione impone una pronta riconversione del sistema produttivo finalizzata alla risposta ai bisogni interni con adeguata sostituzione delle importazioni ovunque necessario. Bisognerà supportare l’economia su scala locale, regionale, e nazionale integrandole al fine della virtuosa ricostruzione possibile e necessaria. Necessario tornare a quegli investimenti pubblici in tutti quei settori che abbiamo dovuto abbandonare perché all’interno dei vincoli europei era diventato un lusso mirare alla crescita di qualità dei servizi pubblici a cominciare dalla sanità, la previdenza sociale, la scuola, l’università, la ricerca pubblica, i trasporti, le infrastrutture, affrontando finalmente il dissesto idrogeologico di cui soffre il territorio, valorizzando, tutelandolo, il grando patrimonio storico artistico che è patrimonio comune secondo i dettami della nostra Costituzione (art. 9) e non abbandonandolo nell’incuria più totale o svendendolo al peggior offerente…
Gli investimenti, se effettuati con moneta non a debito, rigenereranno l’economia sottraendoci, finalmente, al ricatto dei mercati.
Molteplici gli strumenti. Da quelli potentissimi già citati (vedi nota 1) sino ai circuiti di credito commerciale, ampiamente sperimentati, ad esempio e non solo, nella esperienza del sardex che utilizza camere di compensazione implementabili anche a livello europeo e persino su scala internazionale. Il tutto per inaugurare finalmente quella economia per il bene comune di cui abbiamo urgente, vitale, bisogno.

(1) Vedi Piano di Salvezza Nazionale ; Nino Galloni Intervista; Piano di emergenza nazionale proposto da Guido Grossi (SP.org)