Tecnica di spremitura delle rocce per ricavarne gas da liquefare. Secondo il fenomeno Cingolani il gas liquefatto sarebbe il gas della transizione ecologica

Tecnica di spremitura delle rocce per ricavarne gas da liquefare. Secondo il fenomeno Cingolani il gas liquefatto sarebbe il gas della transizione ecologica

Luglio 11, 2022 0 Di Francesco Cappello

Prima di parlare, più nello specifico, della tecnica di fratturazione attraverso la quale si spremono le rocce per ottenerne gas e petrolio e delle sue esternalità negative, riflettiamo sul fatto che se volessimo sostituire il gas che ci arriva dalla Russia – 29 miliardi di metri cubi l’anno – con gas naturale liquefatto sarebbero necessarie 322 navi metaniere all’anno ciascuna in grado di trasportare 150 mila metri cubi di gas liquefatto.
Nell’ipotesi di rinuncia completa ai gasdotti in favore esclusivo della filiera GNL, le navi metaniere necessarie dovrebbero lievitare a circa 800 l’anno. Un via vai di enormi dimensioni che moltiplicherebbe rischi e danni ambientali in proporzione. Vanno poi, più propriamente, considerati (ne parleremo prossimamente) i costi economici ed ambientali di liquefazione, trasporto, rigassificazione.

All’indirizzo: http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/html/2013/09/18/08/allegato.htm troviamo la risoluzione approvata dalla Camera dei Deputati, 9 anni fa, che esclude, nel nostro Paese, ogni attività di fratturazione delle rocce da cui estrarre gas.

Ecco una spiegazione in breve in cui il processo di estrazione è ben visualizzato

A seguire la puntata di presa diretta del settembre del 2021 sulla tecnica di fratturazione grazie alla quale si spremono le rocce per ricavarne gas e petrolio

In Texas da qualche anno è esplosa la tecnica del fracking, che permette l’estrazione di gas e petrolio. Gli studi internazionali hanno stimato che l’aumento delle emissioni in atmosfera di gas metano, molto più pericoloso della Co2 per il clima nel breve termine, dipendono per quasi la metà proprio dal fracking americano

Spostiamoci in Mozambico a Capo Delgado dove “La popolazione costiera, che finora viveva di pesca, viene costretta a trasferirsi a 10-15 km dalla costa per far posto agli impianti industriali per la liquefazione del gas destinato all’esportazione. Aumenta di conseguenza la povertà. L’ambiente costiero viene sempre più inquinato, con danni ambientali gravissimi.  Gli abitanti rimasti nella zona costiera vengono attaccati e massacrati da gruppi armati”.

Si commenta la “Visita di Stato del presidente Mattarella in Mozambico, da cui l’Italia comincerà a importare dall’autunno gas naturale liquefatto per sostituire, insieme al GNL proveniente dagli Stati Uniti e da altri paesi, quello che attualmente importa dalla Russia attraverso gasdotti.   
Da quando nel 2010 sono stati scoperti grandi giacimenti di gas al largo di Cabo Delgado, sono affluite in Mozambico le grandi multinazionali energetiche: le statunitensi ExxonMobil e Shell, la francese Total, la britannica BP, l’italiana Eni e altre. Esse si sono accaparrate lucrosi contratti per lo sfruttamento pluridecennale dei giacimenti. I miliardi di dollari provenienti da tali contratti stanno arricchendo l’élite al potere, mentre la maggioranza della popolazione vede peggiorare la propria situazione.
Particolarmente drammatica è la condizione degli abitanti della provincia di Capo Delgado. La popolazione costiera, che finora viveva di pesca, viene costretta a trasferirsi a 10-15 km dalla costa per far posto agli impianti industriali per la liquefazione del gas destinato all’esportazione. Aumenta di conseguenza la povertà. L’ambiente costiero viene sempre più inquinato, con danni ambientali gravissimi.  Gli abitanti rimasti nella zona costiera vengono attaccati e massacrati da gruppi armati. Tutto questo viene nascosto dal mainstream politico-mediatico italiano”.

Proponiamo infine GASLAND

Da Wikipedia:

Oklahoma hit by fracking earthquakes for the last 8 years | Daily Mail  Online

GasLand è un film documentario del 2010 diretto da Josh Fox. È mirato a mostrare l’impatto negativo del processo di fratturazione idraulica (metodo di estrazione di gas da argille, una particolare varietà di gas naturale) su alcune comunità rurali e realtà cittadine negli Stati Uniti d’America. Il regista statunitense intraprende un personale viaggio attraverso gli Stati Uniti per documentare, attraverso testimonianze dirette, i disagi provocati alla popolazione, mostrando danni cronici alla salute di persone e animali e all’ambiente, in particolare attraverso l’immissione nel terreno e nell’aria di sostanze chimiche spesso sconosciute agli stessi addetti ai lavori che finiscono per contaminare le falde acquifere e i corsi d’acqua.

con sottotitoli italiani

Trama

Tutto ha inizio nel maggio del [2008], quando lo stesso Josh Fox riceve un’offerta dalla Energy in Depth (EiD), una compagnia estrattiva (che ha ufficialmente smentito di aver mai inviato la richiesta) che gli promette un pagamento di 100.000$ in cambio dei permessi per lo sfruttamento delle riserve di gas naturale presenti sotto i terreni di famiglia presso Milanville, Pennsylvania. La casa in cui è cresciuto e in cui vive Fox, infatti, si trova sulla cosiddetta “red zone”, zona che attraversa gran parte degli Stati Uniti e su cui si stanno concentrando gli investimenti delle majors con l’obiettivo di far raggiungere al paese l’autosufficienza energetica entro il 2020.
Preoccupato da quelli che, secondo lui, sono i potenziali pericoli che corre il vicino fiume Delaware, che rifornisce di acqua potabile 15,6 milioni di abitanti della East Coast (tra New York, Philadelphia e altri territori del Delaware), Fox decide di portare avanti un’indagine personale sull’effetto che questi impianti hanno sulle popolazioni di Divide Creek (Colorado), Pavilion (Wyoming) e Fort Worth (Texas), ma anche negli stati di Utah, Nuovo Messico, New York e Pennsylvania. Dalla viva voce dei cittadini protagonisti lo spettatore può osservare con i suoi occhi danni fisici su animali e persone, plastificazione della superficie delle acque e addirittura assistere, in più casi, all’inusuale infuocarsi dell’acqua corrente del rubinetto per la presenza di gas naturale al suo interno.
Tutto questo è reso possibile grazie all’Energy Policy Act del 2005, passato sotto l’amministrazione di George W. Bush, che permette alle compagnie di bypassare le restrizioni del Safe Drinking Water Act, complesso di norme tese a proteggere da qualsiasi contaminazione le fonti di acqua potabile.
Surreale la scena in cui il protagonista, sullo sfondo di un impianto estrattivo in attività, suona il banjo indossando una maschera antigas.

Produzione

Il film è stato realizzato con 18 mesi di riprese di tipo quasi amatoriale effettuate dallo stesso Fox, che ha iniziato l’indagine in proprio, per poi raccogliere lungo la strada il sostegno di altri cameraman. Per i contenuti sono stati contattati in particolare anche l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) e le compagnie del settore, ma queste ultime hanno rifiutato di sottoporsi alle domande del regista.

TruthLand e The sky is pink

Le compagnie estrattive hanno risposto lanciando, attraverso l’Indipendent Petroleum Association of America, il contro-documentario TruthLand per sottolineare quelle che, a loro giudizio, sono gli errori di fondo e le omissioni contenuti nel lavoro di Josh Fox. Quest’ultimo ha poi risposto nel 2012 con un video della durata di 20 minuti intitolato The sky is pink, portando alla luce documenti e studi commissionati dalle stesse compagnie e sepolti nei cassetti, comprovanti i pericoli di tenuta dei pozzi e i potenziali rischi di contaminazione delle falde acquifere.

FrackNation

Anche il giornalista investigativo irlandese Phelim McAleer ha prodotto un documentario critico nei confronti di quello di Fox, intitolato FrackNation.

Sequel

Nel corso del 2013 è stato distribuito GasLand Part II, sequel di questo documentario sempre a cura di Josh Fox.

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