Gaza Marine. Il gas nel mare della Striscia

Gaza Marine. Il gas nel mare della Striscia

Gennaio 9, 2024 0 Di Francesco Cappello

Quel che è tuo è mio

La dirigenza politica del nostro Paese (in pieno accordo con la sua “opposizione” politica), conferma obbedienza cieca agli ordini di quel blocco internazionale, capeggiato dagli USA e formato dai paesi Nato, i five eyes, più Israele, di cui l’Italia è parte integrante e strutturale. Lo fa
– a costo di calpestare gli interessi nazionali – in piena sintonia con quella élite transnazionale che abbandona quella che si era imposta come una via d’uscita dal disastro economico del 2007/2008 ossia la partecipazione alla nuova via della seta e l’ulteriore virtuosa implementazione dell’integrazione economica e politica tra paesi europei e Federazione russa.

Com’è noto il suicidio europeo si è concretato con le sanzioni alla Federazione Russa che hanno bloccato l’approvigionamento delle risorse energetiche russe a basso costo le quali avevano supportato da decenni lo sviluppo dell’Europa occidentale e con l’uscita dalla Belt and Road Iniziative cinese. L’Europa ha infatti necessità vitale di importare materie prime ed energia per alimentare la sua economia e di ampi mercati di sbocco per la sua produzione.

In tale situazione è importante anche quel miliardo e mezzo di metri cubi di gas che tutti gli anni arriverà dal Qatar. Saranno destinati alla Golar Tundra, la nave rigassificatrice che è stata parcheggiata, in modo coatto, nel porto di Piombino scavalcando per decreto tutte le normative vigenti in merito a sicurezza e tutela ambientale.
In totale il sacrificio di Piombino assicurerà 5 miliardi di metri cubi di gas all’approvigionamento italiano. Dalla Russia ne arrivavano via tubo ventinove. Grazie alla potenza e ai miracoli delle politiche emergenziali si sta imponendo al Paese la filiera del gas liquefatto, assai più caro, più pericoloso e più inquinante del gas da tubo.

Visita del Presidente Meloni in Qatar | www.governo.it
A Doha con l’Emiro del Qatar, Sheikh Tamim Bin Hamad Al Thani

L’Eni ha recentemente firmato un accordo di 27 anni con QatarEnergy che sarà attivo dal 2026. Il gas arriverà a Piombino su navi gasiere che faranno la spola dai futuri nuovi impianti di liquefazione di North Field East.

Qatar: TotalEnergies the First Company Selected to Partner with QatarEnergy  on the Giant North Field East LNG Project | TotalEnergies.com

Il progetto di gas naturale liquefatto North Field East (NFEE) è una Joint Venture tra la francese TotalEnergies (25%) insieme alla società nazionale QatarEnergy (75%). Essa incrementerà la capacità totale di esportazione di GNL del Qatar da 77 Mtpa a circa 110 Mtpa entro il 2027. Nell’area sud-orientale del campo è prevista la costruzione onshore di 8 piattaforme, 80 pozzi e gasdotti.

Il piano di sostituzione dei 29 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia, oggi ridotti a soli 3 miliardi, prevede, se tutto andrà come previsto, 13,3 miliardi di metri cubi dall’Algeria che transiteranno da Mazara del Vallo da gennaio, a cui si aggiungeranno altri 6 dall’Azerbaigian via gasdotto Tap, i Paesi del Nord Europa a quota 5 e la Libia con 1,5 miliardi. Le modalità di acquisto e di trasporto hanno già comportato aumenti dei costi energetici visibili nella bilancia dei pagamenti.
Abbiamo consumato meno ma pagato di più. Le sanzioni alla Federazione Russa e il cambiamento intervenuto nelle modalità di acquisto del gas (dai contratti a lunga scadenza alla commercializzazione borsistica, dal Take or Pay ai contratti spot), infatti, hanno fatto sì che dal 2021 al 2023, l’Unione europea abbia speso per il gas 1200 mld di dollari, una cifra equivalente a quella che aveva speso per l’approvigionamento di gas negli ultimi 10 anni nonostante il fatto che i consumi siano stati in netto calo (negli ultimi 3 anni si sono registrati i consumi più bassi degli ultimi 28 anni a causa di: pandemia, diminuzione della produzione industriale, deindustrializzazione)!

Il conflitto israelo-palestinese, l'Europa e il prezzo del gas - Ildenaro.it

Se il Qatar fornirà gas all’Italia, Israele permetterà all’ENI di ricercare gas sul fondale dei mari davanti alla costa israeliana. Importante sarà perciò continuare a comportarsi bene compiacendo i “padroni” di quel gas.
A raccontarci le gentili concessioni di Israele di gas rosso sangue ad ENI e ad altri è il Times of Israel:

«Il Ministero dell’Energia afferma che un totale di 12 licenze sono state date a sei società, quattro delle quali sono nuovi attori nell’esplorazione del gas naturale al largo della costa mediterranea del paese».
«Le società vincitrici nel quarto turno di offerta offshore sono divise in due consorzi, che esploreranno in due aree adiacenti al giacimento di Leviatano di Israele, una delle più grandi scoperte di gas di acque profonde del mondo. Un gruppo è composto da Eni, Dana Petroleum and Ratio Energies e l’altro gruppo comprende BP, State Oil Company of Azerbaigian Republic (SOCAR) e NewMed Energy».

La scoperta dei giacimenti offshore avvenuta in quest’ultimo ventennio ha fatto di Israele un Paese esportatore di gas. Nel 2022 ha prodotto circa 22 miliardi di metri cubi di gas.
A tutti pare scontato che i palestinesi confinati nei Territori Occupati della Cisgiordania, a cui è stato precluso l’accesso al mare, non possano vantare alcun diritto sulle riserve di gas nel mare divenuto di esclusiva pertinenza israeliana.

Nel caso del Libano, fu Hockstein, un anno fa, a mediare l’accordo sul gas conteso tra Tel Aviv e Beirut. La disputa si concluse con l’intervento dell’ONU a favore di Israele.

Thomas Fazi on X: "Perhaps the most economically destructive aspect of any  military occupation is the appropriation of the occupied people's  resources. And Israel's occupation of Palestine is no exception. Over the

L’unico giacimento offshore ritenuto dei palestinesi è il Gaza Marine che Yasser Arafat aveva salutato come il «dono di Allah». Esso è stato scoperto alla fine degli anni ’90 e si stima contenga 32 miliardi di metri cubi sufficienti a soddisfare i bisogni energetici dei palestinesi per più di 15 anni. Secondo accordi, mediati dall’inviato della Casa bianca per le risorse energetiche Hockstein, tra il governo di Israele e l’Autorità Palestinese, risalenti al 1999, lo sviluppo del giacimento sarebbe riservato all’Autorità Palestinese. Di fatto, però, non è mai stato utilizzato dai palestinesi. Israele che bombarda a tappeto i civili perché tra essi si nasconderebbe Hamas non ne approva infatti l’utilizzazione almeno sino alla completa distruzione di Hamas anche a costo di assassinare o deportare tutti i palestinesi della Striscia, malgrado Hockstein abbia ribadito che «quel gas appartiene al popolo palestinese», malgrado nel 2020, il governo di Ramallah abbia accettato che l’estrazione e la commercializzazione del gas del Marine Gaza passasse per le compagnie israeliane.

I motivi per cui il governo Meloni asseconda colpevolmente i crimini internazionali commessi quotidianamente da Israele, rendendosene complice, oltre che per vergognosa sudditanza al blocco occidentale e conseguente necessità di sostituzione dell’ex apporto energetico russo, comprendono anche la irrigimentazione di un rapporto di cooperazione militare Italia/Israele, ormai ventennale, codificato nella legge 94 del 2005.
Piuttosto l’Italia avrebbe dovuto, dovrebbe, riconoscere anche unilateralmente lo Stato di Palestina. Chiedere la restituzione delle terre sottratte ai palestinesi, la ricostruzione delle città distrutte rese completamente inabitabili dai bombardamenti a tappeto e il pagamento dei danni di guerra.
Noi, un’alleanza trasversale di cittadini, partecipanti la Campagna Fuori l’Italia dalla guerra, chiediamo tutto questo, chiediamo che il nostro paese cominci col riconoscere lo Stato di Palestina ed inviti nel contempo altri paesi a riconoscimenti unilaterali.
Chiediamo inoltre, nelle sedi dovute e nei modi più opportuni, in corso di valutazione, che i dirigenti di Israele siano messi in stato di accusa per crimini di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra. Chiediamo che sia abolita nei suoi effetti la legge 94 di cooperazione militare con Israele, l’immediata cessazione dei bombardamenti e che si dislochi una forza di interposizione internazionale dell’ONU nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
(vedi Possiamo accettare di essere stati fatti complici del genocidio del popolo palestinese?)

È possibile partecipare alla Campagna andando sul sito https://www.fuorilitaliadallaguerra.it/

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