La CO2 è un inquinante. L’elettrosmog fa bene!

La CO2 è un inquinante. L’elettrosmog fa bene!

Giugno 6, 2023 0 Di Francesco Cappello

“Dl Telecomunicazioni” innalzamento limiti elettrosmog

Eccoci! Puntualmente ci riprovano. Arriva la bozza di decreto-legge (1) ad annunciare provvedimenti governativi sulle telecomunicazioni miranti a consentire un innalzamento dei limiti alla esposizione delle popolazioni ai campi elettromagnetici superando, di ben 5 volte la soglia di rischio precedentemente stabilita. La svolta è giudicata inderogabile ai fini della copertura del territorio con tecnologie di quinta generazione. Scorrendo la bozza si legge:

Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne sul territorio. Il 62% dei siti esistenti nelle aree urbane è risultato non aggiornabile al 5G a causa dei limiti di emissione. Gli extra costi per sviluppare la copertura 5G a causa dei limiti stringenti che obbligano alla reingegnerizzazione dei siti esistenti o al reperimento di nuovi siti sono di circa 1,3B€ per Operatore. Aumentare gli attuali limiti rimanendo sotto i valori europei di emissione avrebbe il duplice vantaggio di rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste preoccupazioni nella considerazione tecnica che più aumentano le potenze dei tralicci e meno emettono i dispositivi mobili che ogni cittadino porta con sé. Infine, un pieno e veloce dispiegamento del 5G porterebbe, inoltre, all’utilizzo di antenne attive o intelligenti (smart) oppure a fascio tempo-variante “Massive MIMO” con conseguente miglioramento del rendimento e dell’efficienza energetica.

Lo schema di Dl intende aggiornare i valori indicati nell’ allegato B del Dpcm 8 luglio 2003. Secondo il governo saremmo rimasti indietro rispetto alle politiche di sviluppo dei Paesi Ue e dovremmo rimediare in fretta secondo le indicazioni della Commissione europea adeguandoci alle Linee guida della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non-ionizzanti (Icnirp) sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. Qualora non si raggiungesse un accordo sui limiti di cui alle tabelle 2 e 3 dell’allegato B (valori di attenzione e obiettivi di qualità) essi sarebbero innalzati, in ogni caso ad un valore pari a 24 V/m.

L’Icnirp funziona un po’ come L’Agenzia europea per i medicinali per la valutazione dei medicinali la quale è finanziata in larga misura da Bigpharma. I limiti proposti da ICNIRP sono assai accomodanti, trascurano di prendere atto dei risultati della ricerca scientifica. Essi infatti considerano solamente gli effetti termici delle radiazioni peraltro per irraggiamenti di breve durata ed alta intensità ignorando del tutto quelli biologici.
Ecco alcuni danni biologici cui si va incontro a causa di esposizioni alle radiazioni: tumori, malattie neurodegenerative, disturbi cardiocircolatori, elettrosensibilità, disturbi dell’attenzione, deficit memoria, danni alle cellule germinali (fertilità), mutazioni genetiche e alterazioni dell’espressione genica (epigenetica).

A seguire il recente studio di James C. Lin (8 maggio 2023) della Università dell’Illinois Chicago, pubblicato a cura dell’IEEE – Istituto degli ingegneri elettrici ed elettronici (IEEE microwave magazine). Vi si ribadisce che il valore di 61 V/m si riferisce solo agli effetti di rilascio di energia termica nei tessuti umani trascurando completamente gli assai più insidiosi effetti biologici.

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Ripropongo un’intervista di approfondimento in due parti con il prof. Livio Giuliani ex dirigente di ricerca dell’ISPESL [Istituto per la ricerca e prevenzione sul lavoro] attuale INAIL, oggi portavoce dell’ICEMES [International Commission for electromagnetic safety]. Con Giuliani ripercorriamo la storia e le ragioni del limite precauzionale dei 6 volt per metro, di cui egli è stato protagonista principale, e del triplo sistema di protezione italiano basato su:
1. limiti di esposizione;
2. valori di attenzione;
3. obiettivi di qualità.
nonché la storia, passata e presente, dei tentativi di sabotare tali limiti… e in tale contesto l’approccio europeo (principio precauzionale) versus quello statunitense (prudent avoidance).

Nella prima e ancor più nella seconda parte dell’intervista si evince come nel corso del tempo, il sistema di privatizzazione basato su criteri liberisti, che hanno ripreso il sopravvento a partire dalla fine degli anni 70, hanno agito e agiscono verso lo smantellamento dello stato sociale e degli standard a protezione della saluta pubblica, pur di eliminare ogni ostacolo ai profitti privati delle multinazionali che hanno sostituito le grandi compagnie pubbliche, grazie a molti politici prezzolati, collusi e compiacenti. Buona visione

“Avevamo una rete telefonica che sarebbe stata preziosa nello sviluppo (a costo zero) della telefonia mobile. Se non si è fatta (a discapito persino della saluta pubblica) è stato per ragioni che attendono alla struttura stessa del capitalismo. Il problema era, in quel momento, in cui era caduto il muro di Berlino, di desocialistizzare l’Europa. Bisognava che l’Europa che aveva fatto la scelta delle società pubbliche di telefonia (noi avevamo la SIP) consentisse che i nuovi competitors privati potessero sbaragliare il competitor pubblico”.

(1)

DL-TLC-Bozza-22.05

Ed ecco

La nota delle associazioni e dei comitati sui limiti elettromagnetici e relativi firmatari che riporto da La nuova ecologia

[Non si contano neanche più, ormai, i tentativi fatti da Governi, Commissioni e imprese di innalzare i limiti elettromagnetici del settore delle telecomunicazioni. In questi giorni, secondo la bozza di documento di cui sono venute in possesso Associazioni e Comitati, l’ennesima prova.

Vogliamo ricordare al Governo, ancora una volta, che:

  • i limiti indicati dalla Commissione Europea e suggeriti dall’ICNIRP sono indicati come valori da non superare, e non da raggiungere
  • che tali valori, oggetto di analisi vecchie più di 25 anni, sono indicati solo ed esclusivamente sulla base degli effetti termici. Sul tema risulta molto interessante l’articolo scientifico pubblicato lo scorso 8 maggio 2023 da parte dell’IEEE – Institute of Electrical and Electronic Engineers (Istituto degli ingegneri elettrici ed elettronici), la più grande organizzazione al mondo nell’ambito dell’ingegneria elettrica ed elettronica e delle tecnologie dell’informazione – nel quale viene ribadito come il valore di 61 V/m si riferisca solo agli effetti termici, cioè di riscaldamento dei tessuti, e trascuri completamente gli ormai riconosciuti effetti biologici non termici, caratteristica per la quale alcune radiofrequenze vengono usate anche a scopo terapeutico
  • che oggi esistono evidenze scientifiche adeguate della presenza di rischi sanitari, anche a bassi livelli di esposizione, che devono essere tenuti in considerazione per la salute di cittadini e per mantenere la biodiversità;
  • che non esiste una barriera allo sviluppo tecnologico del 5G causato dal valore di attenzione di 6 V/m, oggi, in vigore, e che quindi l’innalzamento dei limiti non costituisce una necessità per gli utenti, ma un forte risparmio economico per le compagnie;
  • che i “livelli di riferimento” di cui all’allegato III della Raccomandazione del Consiglio 1999/519/CE di 61 V/m per gli effetti termici, gli unici effetti considerati, risultano essere circa 10 volte più elevati, in termini di campo elettrico, dei 6 V/m previsti dal valore di attenzione vigente in Italia e 100 volte più alti in termini di densità della potenza. Va precisato, quindi, che i 10 W/mq previsti dalla Raccomandazione Europea vanno confrontati con gli 0,1 W/mq del nostro DPCM 8/7/2003
  • che le stesse Agenzie per l’Ambiente ritengono che “la realizzazione del 5G possa avvenire con il mantenimento degli attuali limiti di legge attraverso la definizione di criteri progettuali efficienti come, ad esempio, il corretto dimensionamento e posizionamento degli impianti sul territorio”.

Vogliamo ricordare anche che lo studio del Politecnico di Milano per Asstel, l’Associazione di categoria di Confindustria, stima che, in presenza degli attuali limiti, il 62% degli impianti risulta non espandibile al 5G (tradotto a livello nazionale si traduce in 27.900 impianti). Ciò richiederebbe una reingegnerizzazione degli impianti esistenti o la ricerca di nuovi siti con un esborso incrementale di circa 4 miliardi di euro a carico degli Operatori radiomobili.

Quella economica è quindi la vera ragione che spinge il settore delle telecomunicazioni a richiedere, in ogni singola occasione, di portare i limiti espositivi a 61 V/m.

Inoltre, sembrano non bastare i recenti provvedimenti, come il DL n.77/21 e il DL n. 50/22 che da una parte riducono a solo 800 euro l’anno la tariffa di concessione per l’occupazione di aree comunali e dall’altra danno la possibilità di espropriare le proprietà private a favore delle società che gestiscono le torri: provvedimenti stimati in circa 2 miliardi di euro all’anno di risparmio per l’industria delle telecomunicazioni.

Non esiste ragione tecnica o normativa – la stessa Raccomandazione 1999/519/CE afferma che “gli Stati membri hanno facoltà, ai sensi del Trattato, di fornire un livello di protezione più elevato di quello di cui alla presente Raccomandazione”, specificando quindi che non esiste alcun obbligo di adeguamento agli standard europei. Come non esiste neanche un’incompatibilità tra la normativa italiana e l’implementazione delle nuove tecnologie -. Mentre esistono “nuove” evidenze scientifiche che necessitano di essere prese in considerazione nel momento in cui si vuole rimettere mano alla normativa nazionale sul tema.

Cinque, invece, le richieste dei firmatari sulla quale si intende non cedere.

  1. il mantenimento dei valori di attenzione cautelativi per i valori di campo elettrico di 6 V/m, entro i quali gli studi sperimentali non hanno osservato effetti avversi
  2. la revisione dell’art. 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” prevedendo che la misurazione dei campi elettromagnetici passi dall’attuale media di 24 ore (caso unico nel mondo) a quella dei 6 minuti nelle ore di maggior traffico telefonico come era prima della modifica effettuata nel 2012 dal Governo Monti
  3. il sostegno a una ricerca indipendente, epidemiologica e sperimentale sulle onde millimetriche del 5G a 26 GHz per approfondire i possibili impatti sulla salute di questa particolare frequenza
  4. l’incentivazione di una partecipazione attiva da parte dei Comuni attraverso l’adozione di regolamenti per localizzare le antenne al fine di minimizzare le esposizioni e consentire il vero raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione dietro cui si nascondono i reali motivi della necessità di innalzamento dei limiti
  5. una seria campagna di comunicazione e informazione sui rischi legati ad uso non corretto dei telefoni cellulari sulla quale esistono evidenze sanitarie importanti

Firmatari

Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica emerita Istituto Ramazzini
Dott. Pietro Comba Già Direttore Reparto di Epidemiologia ambientale e sociale, Dipartimento Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità e Fellow del Collegium Ramazzini
Legambiente
ISDE-Associazione Medici per l’Ambiente
AMICA Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale
Associazione Ecoredia APS
A.P.P.L.E. Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog
AIE Elettrosensibili
AnimaMundi GreenLife APS
Comitato Cittadini Ciampino NO ANTENNA
Articolo21
Associazione per il rinnovamento della sinistra
Gruppo Stop 5G EmiliaZAC! di Ivrea
Comunità Laudato sì-Bologna
Atto Primo
Associazione di Volontariato Ca’ Bura – APS
Associazione Nazionale per il Riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e delle altre patologie ambientali OdV]

L’articolo 41 della Costituzione afferma che l’offerta di servizi da parte di privati alla cittadinanza non può comportare danno alla salute pubblica. È bene riportarlo e ripassarlo:

L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali

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