Investimenti pubblici nella cura del territorio e sovvertimento della finanza pubblica

Novembre 18, 2019 0 Di Francesco Cappello

pubblicato su Iskrae.eu

La salvezza di Pisa per ora la dobbiamo allo scolmatore.
Le opere pubbliche servono. Non vanno demonizzate quali sprechi!
Non è a caso che il primo articolo della Costituzione fonda la Repubblica democratica, il nostro essere Comunità democratica nazionale, sul lavoro. Il lavoro che serve al Bene Comune, non lavoro schiavo, non lavoro atto a produrre beni che non sono beni perché dannosi o semplicemente inutili all’interesse pubblico.

Secondo il professor Giovanni Seminara, accademico dei Lincei:

“L’Arno ci minaccia, come prima e più di prima, semplicemente perchè dal 1170 (è l’anno della prima alluvione storicamente registrata) e poi nell’ultimo mezzo secolo, non abbiamo fatto nulla per poter fermare i 200 milioni di metri cubi d’acqua che il fiume, nella sua massima piena, rovescia sulla città e su buona parte della regione. Negli anni ’70 del secolo scorso vennero abbassate le platee di Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinità. Una quindicina d’anni fa è stata completata la diga di Bilancino sulla Sieve (costruita però troppo in alto per frenare davvero il più irruento affluente dell’Arno). A Figline è stata quasi ultimata la cassa d’espansione di Pizziconi. Poi è in corso di progettazione l’innalzamento della diga di Levane. Stop. Tutto qui. E’ pochissimo.”

Non è solo il bacino dell’Arno ad essere in attesa dei necessari interventi di messa in sicurezza; è tutta la nostra bellissima terra da sud a nord, passando per il centro, senza dimenticare alcuna preziosa “periferia” a necessitare di interventi di tutela e manutenzione, per il ripristino della normale fisiologia della rete idrogeologica, affrontando, ovunque necessario, il dissesto di cui soffre la bellezza fragile che ci circonda. Essa ci aiuta a crescere quale popolo unito nel segno della cultura inscritta nel nostro patrimonio storico artistico, monumentale, paesaggistico, naturale e culturale che ci fa enormemente ricchi. Siamo italiani per cultura non per sangue o lignaggio!

Abbiamo tutto ciò che serve per affrontare lo stato delle cose e tutelare quel che il mondo, non a caso, ci invidia. Abbiamo competenze, giovani disposti a lavorare, le tecnologie e le risorse necessarie.
Attivare ed evitare finalmente lo spreco di tutte queste risorse non può che farci bene sotto tutti i punti di vista.

Ci siamo lasciati imbrogliare da chi, confuso dalla propaganda liberista/mercantilista, si affretta ad avvertire che mancherebbero i soldi.
Costui è vittima dell’ignoranza diffusa, in modo interessato, dalla falsa ideologia economica dominante. Il sovvertimento della finanza pubblica va fermato e invertito quale condizione preliminare.
Il capitalismo nei settori di cura del territorio e della persona è fallimentare perché il fatturato, in questi settori, si rivela, nella logica microeconomica, sempre inferiore ai costi… ecco perché è necessario tornare al titolo 3 della Costituzione: per salvare il nostro patrimonio, noi stessi, il nostro meraviglioso Paese, perché i nostri figli, il mondo intero possano continuare a contemplarlo.