L’Africa in Cina
Nono Forum Cina-Africa: Pechino intende collaborare alla costruzione del futuro dell’Africa con il consenso dei suoi leader attraverso una modernizzazione che non coincida con l’adozione di modelli occidentali quanto con la promozione e costruzione di una “comunità dal destino condiviso”. Per i leader africani è necessario non ripetere gli errori del passato in termini di investimenti sbagliati, squilibrio della bilancia commerciale, problemi ambientali e debito eccessivo. Chiedono continuità nel comune impegno contro colonialismo, razzismo ed imperialismo.
I delegati e i presidenti di 53 su 54 paesi Africani (tutti meno lo eSwatini) si sono dati appuntamento a Pechino, dal 3 al 6 settembre, al nono FORUM Cooperazione Cina-Africa.
Esso si svolge con cadenza triennale alternativamente in Cina e in Africa. Il Forum ha visto la partecipazione del segretario generale dell’ONU e del presidente della Commissione dell’Unione Africana. Il summit è stato preceduto da importanti incontri bilaterali al vertice, di Xi Jinping con molti importanti leader africani, il tutto finalizzato al raggiungimento di accordi di cooperazione e sviluppo tra le parti: partenariati economici, sviluppo delle infrastrutture e cooperazione bilaterale.
Xi Jinping, alla cerimonia inaugurale del Summit del Forum, ha pronunciato un discorso tematico intitolato: “Insieme per promuovere la modernizzazione e costituire una comunità dal futuro condiviso”
Attualmente, la popolazione africana è di circa 1,4 miliardi di persone (2023). Le proiezioni demografiche prevedono che entro il 2030, il 40% della popolazione giovanile mondiale sarà africana e che si possano raggiungere circa 2,5 miliardi di abitanti entro il 2050 con un’età media inferiore ai 25 anni. Entro il 2100, la popolazione africana potrebbe superare i 4 miliardi di persone.
L’unico modo di frenare efficacemente la crescita demografica è uno sviluppo economico e civile di qualità che veda protagoniste le donne alle quali deve essere garantita la formazione ai più alti livelli ed un ruolo primario nel contesto della società africana.
L’obiettivo del FORUM, secondo il Ministero degli Esteri cinese, è “unire le forze per promuovere la modernizzazione” e costruire una cooperazione tra Cina ed Africa mirante a costruire una Comunità “di alto livello con un futuro condiviso”.
Pechino a partire dall’inizio del secolo è diventato il primo partner commerciale dell’Africa.
Secondo il Fondo monetario Internazionale l’Africa esporta in Cina metalli quali rame, cobalto, bauxite, oro, ecc. ma anche minerali e combustibili fossili. Un quarto delle esportazioni africane è destinato alla Cina. Viceversa il 16% delle importazioni africane proviene dalla Cina. La relazione tra Cina ed Africa si è sviluppata attraverso investimenti cinesi su larga scala in Africa, scambi di materie prime, infrastrutture e una sempre più diffusa presenza della Cina nel settore manifatturiero locale. La Cina, infatti, esporta verso l’Africa una vasta gamma di prodotti finiti, come beni di consumo, attrezzature industriali e tecnologie. I prodotti elettronici, tessili, veicoli e macchinari sono tra i beni più comuni, mentre materiali per la costruzione di infrastrutture rappresentano un’importante parte degli scambi, specialmente nell’ambito dei progetti legati all’iniziativa “Belt and Road”.
Oltre agli scambi diretti, la Cina ha investito in modo massiccio in Africa attraverso finanziamenti per lo sviluppo infrastrutturale. Gran parte di questi investimenti hanno contribuito a realizzare progetti cruciali come la costruzione di strade, ferrovie e porti, con l’obiettivo di facilitare il commercio e garantire un accesso continuo alle risorse naturali del continente.
Gli investimenti infrastrutturali della Cina in Africa sono stati significativi e hanno coperto diversi settori chiave come i trasporti, l’energia e le telecomunicazioni, contribuendo in modo importante alla crescita economica del continente.
Uno degli ambiti principali è stato lo sviluppo delle reti ferroviarie, con progetti come la ferrovia Mombasa-Nairobi in Kenya, un’infrastruttura del valore di circa 3,6 miliardi di dollari che collega il porto di Mombasa alla capitale Nairobi, migliorando notevolmente il trasporto di merci e passeggeri. Un altro progetto rilevante è la ferrovia Addis Abeba-Gibuti, un’opera da 4 miliardi di dollari che collega la capitale etiope al porto di Gibuti, riducendo drasticamente i tempi di trasporto per le merci esportate e importate.
La Cina ha investito anche nello sviluppo portuale, con progetti come il porto di Bagamoyo in Tanzania, che prevede la costruzione di uno dei porti più grandi del continente, con un investimento complessivo di circa 10 miliardi di dollari. Anche il porto di Lamu in Kenya, parte del corridoio di trasporto Lamu Port-South Sudan-Ethiopia (LAPSSET), è stato finanziato dalla Cina, e mira a potenziare il trasporto di merci dall’Africa orientale verso l’Asia e il Medio Oriente.
Nel settore energetico, la Cina ha contribuito alla costruzione di importanti centrali elettriche in Africa. La diga di Gibe III in Etiopia, finanziata con circa 1,8 miliardi di dollari, genera energia idroelettrica che alimenta sia l’Etiopia sia altri paesi vicini. In Zambia, la Cina ha finanziato la centrale idroelettrica di Kafue Gorge, un impianto da 750 megawatt che soddisfa gran parte del fabbisogno energetico locale.
Anche lo sviluppo delle infrastrutture stradali è stato sostenuto da investimenti cinesi, come la costruzione di sezioni della strada transafricana Lagos-Mombasa, un’arteria di trasporto cruciale per il commercio continentale. In Angola e Nigeria, progetti stradali urbani finanziati dalla Cina hanno facilitato il commercio e migliorato la mobilità nelle grandi città.
Nel settore delle telecomunicazioni, le aziende cinesi Huawei e ZTE hanno costruito gran parte delle infrastrutture per la telefonia mobile e internet in molti paesi africani, migliorando la connettività e favorendo la crescita tecnologica in tutta la regione.
La Cina ha inoltre creato diverse zone economiche speciali in Africa, come la zona di Suez in Egitto e quella di Addis Abeba in Etiopia, progettate per attrarre investimenti cinesi e sviluppare la produzione industriale locale. Queste aree hanno contribuito a creare posti di lavoro e a incentivare lo sviluppo economico delle regioni in cui sono state insediate.
Recentemente, la Cina ha cominciato a finanziare anche progetti energetici sostenibili, come impianti solari in Kenya e Sudafrica, contribuendo a diversificare le fonti energetiche del continente.
Nel 2022, il volume totale degli scambi ha superato i 282 miliardi di dollari. Nel complesso, però, la bilancia commerciale favorisce nettamente la Cina.
Secondo Cyril Ramaphosa, il presidente del Sudafrica, è necessario un riequilibrio della bilancia commerciale. Si chiedono a Pechino condizioni tali da facilitare le esportazioni di prodotti agricoli e risorse naturali africane verso la Cina.
Le conclusioni del Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (FOCAC) del 2024 si sono concentrate sul rafforzamento delle relazioni strategiche tra Cina e i paesi africani, con un impegno congiunto a costruire una “comunità Cina-Africa a prova di tempo per una nuova era.” Le parti hanno concordato di lavorare insieme per modernizzare i rispettivi paesi attraverso un piano d’azione triennale che copre settori chiave come lo sviluppo economico, la sanità, la sicurezza e l’energia verde (Nel 2023 si erano registrati 500 milioni di dollari di investimenti cinesi in Africa nel campo delle energie rinnovabili).
Le AREE di cooperazione rientrano nelle tre iniziative cinesi: global security initiative, global development initiative e global civilization initiative attraverso cui viene veicolato un modello di cooperazione allo sviluppo alternativo a quello USA/Europa.
La Cina ha annunciato un pacchetto di investimenti significativi, tra cui 360 miliardi di yuan (circa 50,69 miliardi di dollari) per finanziare progetti di sviluppo in Africa, infrastrutture e iniziative di scambio culturale e tecnologico. In aggiunta, la Cina si è impegnata a eliminare le tariffe sui prodotti provenienti dai paesi africani meno sviluppati e ad ampliare l’accesso al proprio mercato, incentivando l’industrializzazione del continente africano e la sua integrazione nelle catene di approvvigionamento globali. Inoltre, sono previsti progetti per creare un milione di posti di lavoro locali attraverso imprese cinesi, migliorare le condizioni sanitarie e promuovere l’energia pulita.
Il summit ha ribadito l’impegno reciproco a sostenere i propri interessi fondamentali con un focus sulla solidarietà tra il Sud globale e su una cooperazione a lungo termine che beneficerà entrambe le parti., gli scambi culturali, la Pace e la sicurezza.
Sono stati approvati la “Dichiarazione di Beijing sulla costruzione congiunta della comunità sino-africana dal futuro condiviso per ogni tempo della nuova epoca” e il “Piano d’Azione di Beijing del Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (2025-2027)”.
Se da una parte i politici occidentali si autocelebrano quali rappresentanti politici di presunte democrazie dall’altra essi denigrano i rapporti della Cina, definita, autocratica, con l’Africa qualificandoli come rapporti neocoloniali. Viceversa per Xi Jinping tali rapporti, ai massimi storici ed in rapida crescita, mirano a costruire Comunità da destino condiviso.
Il giudizio del presidente della Commissione dell’Unione Africana, risulta assai eloquente quando ringrazia la Cina per il sostegno alla lotta dell’Africa nel suo impegno contro Colonialismo, Imperialismo e Razzismo.
Il modello di governance occidentale vorrebbe essere universale, finalizzata a convertire il mondo al credo della democrazia liberale (leggi: sfruttamento neoliberista) e dell’uniformizzazione globalista.
Per la Cina ogni paese ha sue specificità anche culturali e storiche che vanno rispettate nella formulazione di specifici piani di sviluppo nelle condizioni concrete di ciascun paese. La modernizzazione non coincide con una occidentalizzazione… ma con la Costruzione di Comunità umana dal futuro condiviso.
Mentre la Cina sembrerebbe insistere su un’idea di sviluppo condiviso tra i vari popoli, l’Occidente sottolineando l’opposizione tra democrazie e autocrazie predica bene ma razzola male gerarchizzando i rapporti internazionali in base al modello politico adottato dai vari paesi mirando a perpetuare un modello di sfruttamento coloniale, estrattivo, predatorio e parassitario che, si spera abbia ormai fatto il suo tempo. I leader africani sostengono che il Forum di Cooperazione Cina-Africa oltre a promuovere lo sviluppo dei partenariati sino-africani, è un eccellente esempio di Cooperazione Sud-Sud.
La Cina è memore della del suo passato di paese colonizzato.
Noi italiani, da una parte ci siamo masochisticamente sfilati dalla nuova via della seta su ordine atlantico (con tentativo di recupero attraverso la recente visita della premier in Cina) mentre dall’altro abbiamo tentato di rinnovare i rapporti con alcuni leader africani caldeggiando un fantomatico piano Mattei di cui, il presidente della Commissione dell’unione africana, presso il Senato italiano, ha dichiarato, rivolgendosi alla Meloni, di non aver ancora ben chiaro in cosa potesse consistere.
Articoli correlati a cura dell’autore
Olet Oil. Libia: un’Ucraina mediterranea
Il colore rosso sangue del gas liquefatto
Un mondo nuovo è in costruzione. Una seconda occasione che il mondo non deve mancare
© COPYRIGHT Seminare domande
divieto di riproduzione senza citazione della fonte
canale telegram di Seminare domande
https://t.me/Seminaredomande
Iscriviti per ricevere notifica ad ogni nuovo articolo