L’uso “inevitabile” della bomba nucleare statunitense B61 11 antibunker. Verso l’escalation nucleare?

L’uso “inevitabile” della bomba nucleare statunitense B61 11 antibunker. Verso l’escalation nucleare?

Giugno 19, 2025 0 Di Francesco Cappello

Se le bombe convenzionali anti bunker, statunitensi, si rivelassero non efficaci per distruggere i siti nucleari iraniani, gli USA di Trump opteranno per le bombe nucleari ad alta penetrazione?

L’efficacia dei sistemi di difesa missilistica balistica, incluso l’Iron Dome israeliano e i sistemi statunitensi come TAD e AEGIS [1], lascia molto a desiderare. Gran parte dei missili intercettati sono vecchi missili iraniani di 20-30 anni, progettati appositamente per essere intercettati, per funzionare cioè da esche finalizzate alla saturazione delle difese, per consentire ai missili predisposti di colpire i bersagli designati [2]. L’Iran sta devastando obiettivi importanti in Israele come il porto di Haifa, l’aeroporto Ben Gurion, l’edificio della borsa israeliana a Ramat Gan, a est di Tel Aviv, gasdotti e altro.

Strategia e capacità dell’Iran

L’Iran si è preparato per un conflitto sia con Israele che con gli Stati Uniti in oltre 20 anni.
Le Forze Armate iraniane non sono ancora intervenute direttamente. Sono tenute in riserva per colpire basi e navi militari americane nella regione se gli Stati Uniti superassero una “linea rossa”.

Trump pacifista o guerrafondaio?

Trump ha per ora tradito le promesse di pace fatte al popolo americano. Il presidente statunitense non è riuscito a porre fine al conflitto Ucraina-Russia e ha interrotto il dialogo finalizzato alla normalizzazione delle relazioni con la Russia.
Non ha condannato gli attacchi ibridi ai bombardieri nucleari russi, con la grave conseguenza dello squilibrio della deterrenza nucleare russa. Ha piuttosto illuso l’Iran con false promesse di pace e negoziati, solo per poi facilitare un attacco a sorpresa contro l’Iran analogo a quello organizzato poco prima, contro la deterrenza nucleare russa. Un attacco che ha preso di mira ed eliminato fisicamente l’intero team negoziale iraniano, incluso Mr. Shamkhani che ha guidato la Marina dei Pasdaran ed ha svolto il ruolo di consigliere politico del Leader Supremo, Ali Khamenei.
Trump ha assecondato questo attacco.

Rischio di escalation nucleare

Se gli Stati Uniti dovessero colpire direttamente l’Iran, ciò potrebbe portare all’uso di armi nucleari americane.

Poiché, infatti, le “bunker buster” progettate per penetrare strutture fortificate o sotterrane [3] prima di esplodere, hanno già fallito nello Yemen dove sono state utilizzate dagli USA già due volte (Il Wall Street Journal ha riportato che i bombardieri B-2 Spirit degli Stati Uniti non sono riusciti a distruggere un sito missilistico sotterraneo degli Houthi utilizzando bombe bunker buster GBU-57A/B), queste armi convenzionali da 30.000 libbre si riveleranno inefficaci anche contro gli obiettivi nucleari iraniani di profondità come il bunker di Fordow [4].

Lo stesso Trump dubita che i bunker busters statunitensi siano in grado di distruggere il più grande sito nucleare iraniano di Fordow. Il presidente ha perciò chiesto ai suoi consiglieri se la bomba Massive Ordnance Penetrator (MOP) potesse distruggere l’impianto di Fordow ma gli è stato risposto che essa può farcela. Egli parrebbe esitante ad approvare attacchi americani contro l’Iran, a meno di non avere la certezza che l’impianto nucleare di Fordow possa essere distrutto utilizzando la bomba “bunker buster” GBU-57.

Se le opzioni convenzionali falliscono, la prossima fase potrebbe essere l’uso di bombe nucleari antibunker come le B61 11 [5] che romperebbero il tabù nucleare col rischio di scatenare l’escalation nucleare nel resto del mondo.

B61 11

La Russia ha chiarito che userà armi nucleari tattiche solo in risposta al loro uso da parte di altri paesi ostili; se, perciò, gli Stati Uniti le sdoganassero in Iran, la Russia potrebbe più facilmente far ricorso ad armi nucleari tattiche in Europa.

Complicità e ipocrisia internazionale l’attacco israeliano all’Iran è una violazione assoluta del diritto internazionale senza alcuna giustificazione. Oltretutto non c’è stata una reazione decisa della comunità internazionale né del Consiglio di Sicurezza dell’ONU rimasti in silenzio anche quando esso minaccia impianti nucleari e provoca fughe radioattive, a differenza della reazione che si è avuta nel caso di Zaporizhia.

Ruolo dell’AIEA
C’è un fortissimo sospetto che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) abbia agito come piattaforma di raccolta di intelligence per Stati Uniti e Israele, passando informazioni utilizzate per bombardamenti mirati in Iran. L’Iran ha quindi interrotto la cooperazione con gli ispettori dell’AIEA, pur non ritirandosi dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP).

Via d’uscita dal conflitto

Non esiste alcuna minaccia che giustifichi l’uso di armi nucleari. Per risolvere il conflitto gli Stati Uniti dovrebbero smettere di fare da scudo a Israele e interrompere il supporto finanziario e militare. Il conflitto si risolverà solo quando Israele smetterà di commettere genocidio a Gaza.
L’Iran chiede ora legittimamente che a Israele sia impedita la collaborazione con l’AIEA finché non avrà firmato il TNP e reso pubblico il proprio programma nucleare.
L’uso della bomba nucleare B61-11 (o più genericamente, la bomba nucleare antibunker) sarebbe considerato inevitabile essendo l’unica opzione per neutralizzare bunker e strutture iraniane estremamente fortificate.
Come accennato sopra le armi convenzionali attuali, inclusa la bomba anti-bunker da 30.000 libbre, sono inefficaci contro obiettivi iraniani che si trovano a grande profondità. Per esempio, il bunker di Fordow si trova a una profondità di almeno 80 o 90 metri, mentre la bomba convenzionale penetra al massimo 50 o 60 metri.

Conseguenze catastrofiche
L’uso di una tale arma infrangerebbe il “tabù nucleare”, questa scelta potrebbe avere conseguenze globali devastanti.
Un conflitto armato diretto tra Stati Uniti e Iran potrebbe avere implicazioni strategiche e conseguenze potenziali estremamente gravi e di vasta portata. Già il Pakistan ha minacciato di intervenire usando il suo arsenale nucleare a supporto dell’Iran contemporaneamentero Israele.

Israele ha intanto attaccato il più grande impianto nucleare iraniano, l’impianto ad acqua pesante di Arak

Un denso fumo si è levato sopra il reattore bombardato da Israele ad Arak, in Iran.

La Russia avverte per bocca del CEO di Rosatom, Alexey Likhachev, sui rischi del bombardamento della centrale nucleare iraniana di Bushehr: “Se venisse colpita la centrale nucleare di Bushehr in Iran, il disastro che ne deriverebbe sarebbe paragonabile a quello di Chernobyl: questo non deve essere permesso“.

[1] I sistemi militari statunitensi TAD e AEGIS svolgono ruoli differenti ma complementari nel contesto della difesa aerea e missilistica.
Il TAD, che può riferirsi sia alla “Theater Air Defense” sia alla “Tactical Air Direction”, è un concetto operativo piuttosto che un singolo sistema. In ambito strategico, indica la difesa aerea condotta su larga scala, coordinando sensori, radar, missili e intercettori per proteggere un intero teatro operativo da minacce aeree e balistiche. In ambito tattico, invece, riguarda il controllo e la direzione degli attacchi aerei a supporto delle forze di terra, gestiti tramite centri operativi specializzati o reti radio dedicate, soprattutto nei contesti di combattimento ravvicinato.
L’AEGIS, al contrario, è un sistema concreto e complesso sviluppato inizialmente per le navi da guerra statunitensi. Si tratta di un sistema integrato di comando e controllo che impiega radar a scansione elettronica e un software di gestione del combattimento per rilevare, tracciare e ingaggiare simultaneamente più minacce aeree e missilistiche. Installato su incrociatori e cacciatorpediniere, AEGIS utilizza lanciatori verticali capaci di impiegare una vasta gamma di missili, inclusi quelli per la difesa balistica. La sua evoluzione ha portato anche alla realizzazione di versioni terrestri, come l’Aegis Ashore, impiegate in Europa nell’ambito della difesa NATO contro missili balistici.
[2] Nel primo ottobre 2024, sotto l’operazione chiamata “True Promise II”, l’Iran lanciò circa 200 missili balistici contro infrastrutture militari israeliane, in risposta all’uccisione di leader di Hamas e Hezbollah (Saleh al-Arouri (vice capo politico), Marwan Issa (comandante militare), Mohammed Deif (capo delle Brigate Qassam) e Ismail Haniyeh (leader politico). Per Hezbollah: Taleb Abdallah, Mohammed Nasser, Fuad Shukr e infine anche Hassan Nasrallah e il suo successore Hashem Safieddine) avvenuta nei mesi precedenti. L’attacco danneggiò alcune basi aeree in Israele e causò danni collaterali minori. Già in questa occasione gli iraniani testarono il modo di superare l’Iron Dome israeliano mandandolo in saturazione.
[3] Queste armi hanno un involucro molto resistente e una forma allungata per aumentare la capacità di penetrazione. Una volta raggiunta una certa profondità, il loro sistema di innesco ritardato provoca l’esplosione all’interno della struttura bersaglio. Esempi noti includono la GBU-28 e la GBU-57 MOP (Massive Ordnance Penetrator), in grado di perforare fino a 60 metri di terreno o diversi metri di calcestruzzo armato. Gli Stati Uniti le hanno sviluppate proprio per colpire infrastrutture sepolte, come quelle in Iran o in Corea del Nord.
[4] Il bunker di Fordow, ufficialmente Fordow Fuel Enrichment Plant, è un impianto iraniano di arricchimento dell’uranio scavato nel fianco di una montagna vicino a Qom, a circa 80‑90 metri di profondità sotto roccia massiccia. Progettato originariamente per proteggere attività strettamente legate al programma nucleare militare già dal 2009, ospita alcune migliaia di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio ad usi civili.
Secondo l’AIEA, nonostante gli attacchi israeliani del giugno 2025, i danni alle strutture sotterranee sono risultati limitati o nulli; sono stati colpiti solo edifici superficiali. Il sito è difeso da sistemi antiaerei S‑300 e Bavar‑373, rendendo impossibile penetrare completamente le sue gallerie con bombe convenzionali in dotazione a Israele iranwatch.org. Per colpire efficacemente Fordow, potrebbe forse bastare una bunker-buster di grande capacità come la GBU‑57 Massive Ordnance Penetrator da circa 13–15 tonnellate, che può penetrare fino a 60 m di roccia, e volare su bombardieri come il B‑2 americano. L’uso di questi ordigni richiede un impegno statunitense, con potenziali conseguenze geopolitiche e pericoli di escalation .
[5] La versione della bomba nucleare B61 adatta all’uso anti-bunker è la B61-11. Si tratta di una variante modificata della classica B61, sviluppata negli anni ’90 proprio per penetrare bersagli fortificati sotterranei, come bunker o centri di comando sepolti. La B61-11 è balistica, dotata di un involucro rinforzato che le consente di penetrare il terreno prima di esplodere, sfruttando l’effetto shock sotterraneo della detonazione nucleare per distruggere strutture protette. La potenza della B61-11 è variabile (sistema “dial-a-yield”), ma può arrivare fino a 400 kiloton (circa 27 volte la potenza della bomba di Hiroshima), rendendola estremamente distruttiva rispetto a qualsiasi bomba convenzionale bunker buster. Una recente variante della B61 è la B61 13 guidata, molto potente (360 kiloton), ma meno penetrante della B61 11.

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