Sì alla “guerra” ma a questo governo e alla sua corte parlamentare

Sì alla “guerra” ma a questo governo e alla sua corte parlamentare

Aprile 3, 2022 1 Di Francesco Cappello

Federal Reserve e Banca Centrale Europea hanno congelato le riserve russe in valuta estera. Putin di conseguenza chiede rubli per gas e petrolio mettendo in grande difficoltà i compratori europei (1). Sanno bene che acquistare rubli per comprare prodotti russi mentre rafforza la valuta russa, indebolisce il dollaro, e ne incrina l’egemonia sui mercati finanziari.
L’attività di stoccaggio, essenziale per i rifornimenti europei, è in pericolo. Le scorte non saranno sufficienti e rischiano di condannarci ad un inverno di razionamenti ed inevitabili blackout.
Lockdown energetici? Il finto ingenuo, il guerrafondaio Draghi, risentito, se la piglia con Putin dicendo che avrebbe violato i contratti (1). Naturalmente quel che ne verrà: inflazione a due cifre, fallimenti, disoccupazione e miseria crescente saranno a nostro carico. L’ostinazione al rifiuto di Giavazzi, primo consigliere di Draghi, a pagare in rubli gas e petrolio russo avrebbe come conseguenza la cessazione anzitempo delle forniture energetiche dalla Russia.

Demostenes Floros a Di Martedì

I costi energetici erano aumentati, già prima della guerra, del 180% nel 2021, da noi, del 100% altrove. Gli attuali aumenti sonon quindi indipendenti dalla guerra. Considerando che dalla Russia riceviamo il 40% del gas e il 10% di greggio lasciamo immaginare cosa accadrebbe se lo scenario Giavazzi/Draghi si verificasse in termini di aumenti, inflazione, fallimenti ecc.

Non a caso l’ultima parola pronunciata da Draghi nella conferenza stampa del 17 marzo è stata razionamento:

(…) quel che è necessario assolutamente fare è prepararsi, quindi diversificazione, intervento sui prezzi, aiuto, e poi se le cose continuassero a peggiorare dovremmo, come dire, cominciare a entrare in una logica di razionamento.

Con aria beffarda annuncia razionamenti dei consumi e possibili blackout energetici qualora, stante il rifiuto a pagare in rubli secondo le legittime richieste di Putin (vedi mia intervista a Demostenes Floros e Mario Pietri), non riuscissimo a sostituire in tempo utile l’approvigionamento energetico che ci viene dalla Russia. Ma siamo sicuri che la sostituzione abbia qualche chance? Siamo sicuri che il gas liquefatto sia davvero una alternativa praticabile?
A Draghi fa eco Colao, impaziente di sperimentare la sua IDPay, subdola evoluzione del green pass che mentre promette ai cittadini carote digitali nella forma di bonus e misure di sostegno, ha in animo la completa smaterializzazione del contante e il controllo dell’accesso ai risparmi, subordinato alla soddisfazione di desiderata governative. Con la piattaforma IDPay, Agenzia delle Entrate, Anagrafe, ministero dell’Interno ed Inps, condivideranno i propri dati, divenendo strumento fondamentale per raggiungere gli «obiettivi sull’evasione» fissati nel Pnrr.
Con le parole di Colao: «La battaglia per avere meno contanti e più cashless è una battaglia per digitalizzare il Paese e aumentare la produttività e la competitività delle piccole imprese (…) non c’è un vantaggio per il Paese dall’utilizzo del contante, ma c’è uno svantaggio».
Si insiste, quindi, a propagandare l’abolizione del contante quale strumento per combattere l’evasione fiscale. Ci si focalizza sui piccoli favorendo multinazionali, fondi di investimento, grandi gruppi bancari e assicurativi seppure un Report della Commissione Europea (COM(2018) 483 final), basato su uno studio commissionato, evidenzia come la correlazione percettiva tra evasione e utilizzo di contanti sia del tutto indimostrata.

Sulle pagine di Econopoly del solito Sole 24 Ore, in un articolo dal titolo Il contante è un diritto, un presidio di libertà e un baluardo contro i soprusi si legge, tra l’altro:

Il denaro contante è un’infrastruttura pubblica, dato che è l’unico mezzo di pagamento tangibile che consente ai cittadini di regolare istantaneamente una transazione in moneta della banca centrale al valore nominale. Al contrario, tutte le forme di pagamento digitali richiedono una terza parte o un intermediario per il pagamento. Lo status di denaro contante come moneta a corso legale garantisce che sia universalmente accettato, ugualmente accessibile e gratuito per i consumatori, rendendolo un bene pubblico importante e un’infrastruttura pubblica. Il contante rimane vitale in un mondo digitale a causa della sua forma fisica e distribuita nelle società come strumento deliberativo per l’attività politica ed economica. Ciò contrasta con gli account digitali da cui, in teoria, le persone potrebbero essere escluse con la semplice pressione di un interruttore. La valuta fisica ha quindi un ruolo cruciale e costante da svolgere nel panorama dei pagamenti in rapida evoluzione, ora e in futuro.

e ancora

I lavori e gli studi internazionali evidenziano l’assenza di un rapporto di causalità tra attività illecita ed utilizzo del contante. In tale contesto il Prof. Razzante (tra i massimi esperti di antiriciclaggio) ha cercato di spiegare che “lo studioso, in questi casi, dovrebbe – come accaduto, e accade, a chi scrive – rimanere esterrefatto, obbligato a chiedersi come faccia il nostro paese ad essere additato quale utilizzatore eccessivo (da criminalizzare) di contante. Il non studioso si aspetterebbe ben altri dati, leggendo le apocalittiche elucubrazioni di stampa, ma anche di altri studiosi e tecnici. La pervicacia narrativa italica continua imperterrita nella sua crociata, infischiandosene di dati, studi e analisi economiche, spacciando un sistema senza contante (cashless) quale soluzione finale: in realtà costituisce una risposta populista, banale e sbagliata a domande complesse.

Tra l’altro, qualcuno nota la contraddizione tra l’abolizione del contante e la minaccia di interruzioni di energia, causa razionamenti e possibili blackout, derivanti dalla carenza di energia rispetto alle richieste?
E la retorica green? Carbone, nucleare, shale gas da scisti bituminosi, tutti improvvisamente dotati di lascia passare verde mentre il green globale sbiadisce, rivelando la sua vera natura fittizia/speculativa, come svelato significativamente da un fondo ESG di BlackRock che crolla del 91% overnight: la bolla verde sta scoppiando?
Dal primo aprile, l’emergenza pretende, comunque, di farsi stato di controllo e condizionamento normalizzato e permanente.

L’emergenza successiva si somma alla precedente
Secondo il Sole 24 Ore ci troviamo oggi in uno stato di preallarme (“early warning”), causato dalle decisioni di partecipazione al conflitto del governo nelle forme che sappiamo.
Il «Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale» prevede tre livelli di crisi: preallarme, allarme (“alert”) ed emergenza (“emergency”) che non possono non far tornare in mente le regioni colorate dall’emergenza sanitaria. Lo stato emergency prevede “regole di dispacciamento della produzione di energia elettrica, riduzione obbligatoria del prelievo di gas dei clienti industriali, definizione di nuove soglie di temperatura e/o orari per il riscaldamento, sospensione dell’obbligo di fornitura verso i clienti non tutelati, sospensione della tutela di prezzo, utilizzo dello stoccaggio strategico, interrompibilità del gas per alcune industrie“.
Secondo il Centro Studi di Confindustria: “I rincari di petrolio, gas, carbone, stanno facendo crescere i costi delle imprese“, stimando “una crescita della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi su base annua“. “Le imprese hanno finora in gran parte assorbito nei propri margini, fino ad annullarli in alcuni casi, questi aumenti dei costi, ma l’impatto non è sostenibile“.

Sull’altra sponda, Joe Biden, al summit Nato, ha affermato che: “La scarsità di cibo colpirà tutti i paesi”. Forse pensava al possibile blocco, verso i paesi che la Russia ritiene ostili, delle esportazioni di grano da una parte e di fertilizzanti chimici dall’altra, da cui dipendono pesantemente molti paesi occidentali compresi gli USA. Anche BlackRock annuncia la carestia. “I cittadini statunitensi dovranno prepararsi ad un calo del tenore di vita”. Lo ha dichiarato Robert Kapito, presidente e cofondatore del fondo statunitense.
Oltretutto, l’agricoltura come generalmente la si pratica oggi, dipende totalmente dai combustibili fossili ed è molto energivora. Basti pensare a trattori, pesticidi, concimi chimici, serre riscaldate, irrigazione, filiera del freddo nella distribuzione, ecc. Stesso discorso per gli allevamenti. Letteralmente trasformiamo in cibo i combustibili fossili. I prezzi dei fertilizzanti sono già triplicati. Il caro energia per agricoltura e allevamenti italiani rischierà di mettere fuori mercato interi settori produttivi. Dipendiamo eccessivamente dalle importazioni che sono state considerate convenienti rispetto alla produzione interna che è stata così scoraggiata. Così è ad esempio nella produzione dello zucchero da barbabietola, grano, mais, ecc. In questo contesto riesumeranno il TTIP, il Partenariato transatlantico, per il commercio e gli investimenti, un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. L’occasione è buona per tentare nuovamente di imporcelo. Parlano già della bontà ed economicità di tanti cibi sintetici. I razionamenti all’orizzonte evocati dal dragone daranno una mano.
Sempre più evidente come la parola emergenza si declini al plurale: salute, energia, lavoro, cibo, cybersicurezza i fronti individuati dalle politiche emergenziali.

L’approvigionamento energetico di un Paese è relativo alla sicurezza nazionale

Se l’ENI di di Enrico Mattei è riuscita a trasformare l’Italia nel secondo paese manifatturiero in ambito europeo, la politica del guerrafondaio Draghi, rischia di immiserire il Paese esponendolo ancora di più a razzie esterne delle sue ricchezze.
In passato, le imprese pubbliche pensavano all’approvvigionamento energetico con contratti a lunga e lunghissima scadenza; oggi hanno deciso, di lasciar prevalere, in modo del tutto incosciente, le politiche liberiste che fanno affidamento unicamente al mercato (spot). Il nostro paese rischia enormemente. Se si dovesse rinunciare all’energia russa o se chiudessero loro, unilateralmente i rifornimenti, senza che noi si fosse in grado di sostituirli per tempo, si stima, tra l’altro, una perdita del 70% del settore manifatturiero! Il criminale governo in carica ci sta guidando verso il baratro.
Draghi e i suoi stanno facendo un buon lavoro: la deindustrializzazione del nostro Paese procede spedita… D’altronde il premier, nel suo discorso di insediamento, non aveva fatto mistero del suo vassallaggio atlantista né della sua missione per conto del gruppo dei trenta che pretendono si lasci agire indisturbata la distruzione creatrice del nostro sistema produttivo a vantaggio del sistema delle grandi corporate. Non è a caso che uno come Draghi se la intenda con uno come Zelensky. A prima vista non pare ma hanno molto in comune.

Non ci resta che acquisire in fretta consapevolezza diffusa su chi sia davvero il nostro avversario e riconoscere che il loro nemico siamo noi. Non possiamo continuare a pensare che sia necessario inviare armi perché vogliamo la pace, usare il green pass per tornare liberi, vaccinarci per proteggere la salute…

Vogliono la guerra totale!? Hanno fatto, fanno, faranno, carte false per averla.
Twitta il segretario del Pd Letta: “Quante Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas russi? Il tempo è finito”.
Noi stiamo col popolo ucraino. Noi stiamo contro la barbarie della guerra di Putin”, insiste Letta in un altro tweet pubblicando una foto di Bucha con i cadaveri abbandonati per strada. Peccato che trattasi di aperto False Flag (2).

“Tutti i media di tutto il mondo stanno mandando le riprese dell’unità psyop ucraina da Bucha, dove secondo gli ucraini i militari russi hanno massacrato i civili. Tuttavia, in questo video che dovrebbe dimostrare questi crimini vi sono due errori. Per prima cosa, vediamo uno dei cadaveri alzare la mano, e poi nello specchietto retrovisore, guardiamo un altro cadavere alzarsi, subito dopo aver recitato la parte”.

Biden: “Se la Russia userà armi chimiche, risponderemo. E la risposta dipenderà dall’attacco”. A noi non può non venire in mente l’ “incidente” nel Golfo del Tonchino, pretesto per la guerra al Vietnam, il collasso delle torri gemelle, pretesto per Afghanistan e Iraq, le armi di distruzione di massa di cui sarebbe stato in possesso Saddam Hussein, pretesto per la distruzione dell’Iraq, lo show dei bambini uccisi da armi chimiche di cui bisognava incolpare Assad, nel caso della Siria.

La guerra la preparano. La Pace si (ri)costruisce
L’Ucraina deve essere dichiarata neutrale e diventarla di fatto. Noi dovremmo riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Tutti quei paesi (da 16 a 30) che sono entrati nella Nato dovrebbero fare un passo indietro e dichiararsi neutrali. Così dovrebbe succedere per i paesi baltici e di confine e anche per il nostro. Non c’è sovranità senza neutralità.

L’emergenza prima del nostro Paese è fare in modo che Draghi e la sua corte di criminali servitori, spariscano per sempre dalla scena politica. Il dopo sarà difficilissimo perché lasceranno tante macerie ma almeno potremo insieme ricomiciare a ricostruire.

Con le parole della figlia del Che, Aleida Guevara

Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di cure
Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di cibo
Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di solidarietà, comprensione, unità e forza

(1) (…) in realtà le autorità russe non stanno chiedendo un pagamento in rubli per il gas.
I russi esigono che i pagamenti vengano effettuati alla Gazprombank in Russia e non più su un conto Gazprom di un istituto bancario occidentale.
Così facendo, i pagamenti verrebbero effettuati entro la giurisdizione russa e non verrebbero sequestrati o “congelati” dai furbastri occidentali, come già avvenuto.
Gazprombank poi venderà i dollari o euro alla Borsa di Mosca, per poi accreditarli sui conti in rubli.
Quindi, per i compratori cambia soltanto il conto di riferimento, non essendoci nessuna violazione contrattuale (capito Draghi?). Però così vengono spuntate le minacce di qualcuno…
Stanis Vlad
(2) La Russia ha chiesto di convocare una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU a causa della provocazione a Bucha.
La Russia ha chiesto di convocare una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 4 aprile a causa della provocazione a Bucha. Lo ha annunciato il 3 aprile Dmitry Polyansky, Primo Vice Rappresentante Permanente della Federazione Russa presso l’Organizzazione Mondiale, che ha definito l’evento eclatante.
Porteremo i presuntuosi provocatori ucraini e i loro mecenati occidentali ‘per pulire l’acqua‘, ha scritto il diplomatico.
Il 3 aprile, il ministero della Difesa russo ha annunciato che le forze armate russe hanno lasciato completamente la città di Bucha nella regione di Kiev il 30 marzo, mentre le ‘prove dei crimini’ sono state pubblicate solo il quarto giorno, quando i dipendenti del servizio di sicurezza dell’Ucraina arrivato in città.
Il ministero ha anche riferito che il 31 marzo il sindaco della città di Bucha, Anatoly Fedoruk, ha confermato in un videomessaggio che non solo non c’erano militari russi in città, ma non ha nemmeno menzionato nessun residente locale con le mani legate, che sono stati uccisi per strada.
vedi https://eadaily.com/ru/news/2022/04/04/rossiya-potrebovala-sobrat-zasedanie-sovbeza-oon-iz-za-provokacii-v-buche

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