È possibile, secondo scienza, stabilire se e quali varianti del virus siano state provocate dalla vaccinazione? Sì lo è

È possibile, secondo scienza, stabilire se e quali varianti del virus siano state provocate dalla vaccinazione? Sì lo è

Luglio 13, 2021 1 Di Francesco Cappello

Tra i perversi effetti collaterali della campagna vaccinale di massa, la generazione selettiva di varianti del virus, più contagiose ed aggressive che prolungheranno restrizioni, sofferenza e morte.
Le conoscenze scientifiche che abbiamo lo affermano senza ombra di dubbio. Chi nega, lo fa per ignoranza o malafede

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Come si vede, questo è un articolo pubblicato su CELL il 29 aprile scorso. Già il titolo non lascia spazio a dubbi: “Molteplici varianti di SC2 sfuggono alla neutralizzazione da parte dell’immunità umorale indotta dal vaccino“.

diamo un’occhiata al sommario dell’articolo. Vi si scrive tra l’altro:

(…) la sorveglianza in corso ha rivelato l’emergere di varianti che ospitano mutazioni nella spike, il principale obiettivo degli anticorpi neutralizzanti. Per comprendere l’impatto di queste varianti, abbiamo valutato la potenza di neutralizzazione di 99 individui che hanno ricevuto una o due dosi di vaccini BNT162b2 o mRNA-1273 contro pseudovirus che rappresentano 10 ceppi di SARS-CoV-2 circolanti a livello globale. Cinque dei 10 pseudovirus, che ospitavano mutazioni del dominio legante il recettore, inclusi K417N/T, E484K e N501Y, erano altamente resistenti alla neutralizzazione. La neutralizzazione incrociata delle varianti B.1.351 era paragonabile a SARS-CoV e WIV1-CoV derivato da pipistrelli, suggerendo che un numero relativamente piccolo di mutazioni può mediare una potente fuga dalle risposte vaccinali. Sebbene l’impatto clinico della resistenza alla neutralizzazione rimanga incerto, questi risultati evidenziano il potenziale per le varianti di sfuggire alla neutralizzazione dell’immunità umorale (…)

Era lo scorso gennaio quando, per la prima volta, intervistando la dott.ssa Loretta Bolgan ho appreso l’effetto perverso delle vaccinazioni contro un virus facilissimamente mutante che si comporta da quasi specie virale. Ecco la mia domanda e la relativa risposta della dottoressa:

Quindi gli asintomatici piuttosto che tenerli in quarantena avremmo dovuto lasciarli circolare… Le chiedo allora pensando all’altra faccia della medaglia se può essere che il vaccino possa contribuire a indurre una selezione di mutanti più contagiosi e più pericolosi

Certo che sì! Fa vaccino resistenza. Sì, dobbiamo tener conto che i virus a RNA, a singolo filamento come questi, non solo formano rapidamente mutanti, soprattutto nella parte della Spike ché quella è immunogenica, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è l’attacco del sistema immunitario, soprattutto adattativo. C’è, infatti, un RNA polimerasi RNA dipendente che introduce molti errori nella sua replicazione, formando, quindi, molto rapidamente mutanti con mutazioni che sono presenti in tutti i virus del nuovo mutante, ossia in tutte le copie, al 100%. Può però formare anche una popolazione di mutanti minori, presenti in una percentuale che varia dal 20 all’80% del mutante maggiore che si chiamano quasispecie. Quindi accanto al mutante maggiore si hanno anche centinaia di questi mutanti minori, tutti in equilibrio competitivo tra di loro. Quando si vaccina si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale ma questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si replicano e fanno la resistenza perché godono di un vantaggio selettivo. Essi vengono quindi selezionati proprio dalla vaccinazione ed ecco la vaccino resistenza! Ed ecco che la famosa variante di Londra, così come quelle che si sono manifestate in Francia o altrove che potrebbero avere questa origine. Facile presupporre che siano state causate dalla vaccinazione.

Bisognerebbe fare uno studio per vedere se le mutazioni cadono nel sito di legame degli anticorpi vaccinali perché se così fosse allora è stato effettivamente il vaccino a creare le varianti. In ogni caso, dal punto di vista della plausibilità biologica è assai probabile che si originino mutanti da vaccino resistenza. Più vacciniamo la popolazione più rapidamente creiamo vaccino resistenza. Il risultato sarà che invece di avere un effetto gregge (loro dicono che bisogna vaccinare il 75% della popolazione perché si riesca ad interrompere il contagio) in questo caso saremo di fronte a un virus che il vaccino non potrà contenere perché la trasmissione non si interrompe vaccinando e non ha alcun senso parlare di effetto gregge. Si otterrà viceversa l’effetto contrario, ossia la vaccino resistenza e anche molto rapidamente!

Più di recente, alla fine di un’altra intervista, presenti il prof. Pedro Morago e la dott.ssa Bolgan, ho chiesto a quest’ultima se le varianti naturali fossero distinguibili da quelle da vaccino (al min. 56:45)

La risposta: “Sì, c’è la possibilità di vederlo attraverso il sequenziamento perché esso ci permette di andare a studiare dove si localizzano queste mutazioni e attraverso lo studio della spike che di conseguenza si forma, in seguito all’infezione con questa variante riusciamo a capire se la spike è resistente o meno al legame con l’anticorpo. Quindi ci sono delle mutazioni che impediscono il legame con l’anticorpo. Tali mutazioni sono perciò state selezionate proprio dalla vaccino resistenza. Viceversa le varianti naturali non hanno questa caratteristica. In conclusione è possibile discriminare, tramite lo studio del sito delle mutazioni nel sito di legame, se la variante è frutto della vaccino resistenza oppure no. Questi studi sono già stati pubblicati per le varianti come quella inglese, piuttosto che quella brasiliana, piuttosto che quelle che abbiamo in giro e hanno dimostrato che sono tutte da vaccino resistenza. Si potrà fare anche per questa variante. Adesso bisognerà vedere i prossimi studi che saranno in corso di svolgimento. Questo non giustifica assolutamente la vaccinazione di massa ossia non possono utilizzare questa scusa per andare a vaccinare più gente. È ovvio che poi la variante una volta che è diventata dominante infetta vaccinati e non vaccinati. Anche il discorso della copertura con la seconda dose non è assolutamente reale. Questi sono dati che vedremo molto più avanti, però dai dati che sono stati presentati inizialmente sembra che i contagi aumentino in maniera consistente con la vaccinazione. Sono questi i dati che adesso abbiamo.”.

Anche il dott. Mauro Mantovani di IMBIO, nel corso di un’intervista ha dichiarato come sia possibile, utilizzando tecniche di spettrometria di massa (Proteomica), discriminare la spike da vaccino da quella naturale, selvatica.

[ nota tecnica a cura del dott. Mantovani: L’immuno-dinamica dell’ADE presuppone, tra le altre, uno “swift” citochinico determinante nella successiva risposta antivirale. In primo luogo il macrofago paradossalmente anziché comportarsi da cellula “starter” coinvolta nella clearance virale, opta per un fenotipo antinfiammatorio di tipo alternativo (M2), producendo IL-4, IL-5 e soprattutto IL-10. Quest’ultima è in antitesi con IL-12 che attiva il sistema Th1 antivirale e con IF-gamma che spinge i Linfociti B a produrre IgG4 con effetto opsonizzante verso antigeni peptidici, tipici dei virus. IL-4 invece fa produrre soprattutto IgE, IL-5 richiama e attiva i Neutrofili. Molto spesso infatti si assiste ad una Eosinofilopenia circolante ed ipereosinofilia tissutale con relativa produzione di citochine infiammatorie (IL-8, Il-1beta, IL-6 e TNF-alfa). Il processo immunopatologico è ben descritto in ADE in qaunto vengono a formarsi anticorpi assolutamente NON-RESPONSIVI, di chiara poca efficacia e “lesivi” in quanto inducono il sistema immunitario innato ad una produzione di infiammazione “fine a sé stessa”, creando i presupposti per un danno locale prima (all’endotelio per esempio) e sistemico poi (MOF- Multi Organ Failure). Continuando nell’esempio ci si può poi imbattere in un percorso di persistenza data dalla iper-neutrofilia e dall’inefficienza della seguente fase di “Macrophages cleaning o efferocitosi”. A questo punto il DAMP (Damage Associated Molecular Patterns) si sostituisce al PAMP (Pathogen Associated Molecular Patterns) e non è più controllabile dal sistema immunitario. Non vi è più una produzione di anticorpi e del sistema difensivo cellulo.mediato (Th1, CD8, NK), ma solo produzione di mediatori dell’infiammazione che si sovrappongono alle sostanze estremamente irritanti lasciate e prodotte dai Neutrofili e dagli eosinofili (MPO, enzimi proteolitici, Prostaglandine, leucotrieni, ecc..), procedendo di fatto verso la necrosi e il collasso d’organo, oltre che a fenomeni di trombosi disseminati.]

Le tecniche di metagenomica sono invece quelle più indicate per stabilire se una variante del virus sia di origine naturale o selezionata per vaccino resistenza.

Su Nature uno studio “Anticorpi contro SARS-CoV-2 e varianti circolanti suscitati dal vaccino mRNA” intorno agli aspetti a cui ha accennato la dott.ssa Bolgan nel corso dell’intervista(*). Ecco l’abstract:

Qui riportiamo le risposte anticorpali e delle cellule B della memoria di una coorte di 20 volontari che hanno ricevuto il vaccino Moderna (mRNA-1273) o Pfizer-BioNTech (BNT162b2) contro SARS-CoV-21,2,3,4. Otto settimane dopo la seconda iniezione di vaccino, i volontari hanno mostrato alti livelli di IgM e IgG anti-SARS-CoV-2 spike protein (S) e titolo di legame al dominio di legame del recettore (RBD). Inoltre, l’attività di neutralizzazione del plasma e il numero relativo di cellule B di memoria specifiche per RBD dei volontari vaccinati erano equivalenti a quelli degli individui che si erano ripresi dall’infezione naturale. Tuttavia, l’attività contro le varianti SARS-CoV-2 che codificano E484K-, N501Y- o K417N/E484K/N501-mutante S è stata ridotta di un piccolo ma significativo margine. Gli anticorpi monoclonali suscitati dai vaccini neutralizzano potentemente la SARS-CoV-2 e prendono di mira un numero di diversi epitopi RBD in comune con gli anticorpi monoclonali isolati da donatori infetti. Tuttavia, la neutralizzazione da parte di 14 dei 17 anticorpi monoclonali più potenti che abbiamo testato è stata ridotta o abolita dalla mutazione K417N, E484K o N501Y. In particolare, queste mutazioni sono state selezionate quando abbiamo coltivato il virus della stomatite vescicolare ricombinante che esprimeva SARS-CoV-2 S in presenza degli anticorpi monoclonali suscitati dai vaccini. Insieme, questi risultati suggeriscono che gli anticorpi monoclonali nell’uso clinico dovrebbero essere testati contro varianti di nuova comparsa e che i vaccini mRNA potrebbero dover essere aggiornati periodicamente per evitare una potenziale perdita di efficacia clinica.

La rigidità delle conformazioni mutanti, in parte chiuse, favoriscono la formazione di anticorpi a bassa affinità per l’RBD. Insieme alla fissità della sequenza dell’antigene vaccinale risalente a quella univoca di Wuhan-1, comportano la formazione di anticorpi che, in presenza della varietà connaturata ad una quasispecie circolante, selezioneranno assai facilmente mutanti a cui gli anticorpi vaccinali non potranno legarsi se non debolmente, con conseguente rischio di ADE. (ADE: vedi intervista al prof. Mauro Mantovani)
Le mutazioni imprevedibili sia nell’mRNA che nella proteina finale, con la generazione di spike aventi sequenze aminoacidiche e conformazioni spaziali diverse da quella progettate di Wuhan-1, possono causare la selezione di varianti vaccino resistenti e induzione dell’ADE.

Vaccini che forniscono una protezione insufficiente verso l’infezione, non sono in grado di impedire la trasmissione del virus, possono anzi selezionare nuove varianti più aggressive e contagiose. Si veda anche  La necessità di interventi sulle malattie evolutivamente razionali: la vaccinazione può selezionare per una maggiore virulenza
Che il virus sia in grado di adattarso al sistema immunitario dell’ospite è stato visto anche in un caso clinico di paziente immunodeficiente con COVID-19 il quale, dopo lunga malattia, ha selezionato diverse varianti del virus. La conclusione è perciò, ancora una volta, che varianti del virus possono essere selezionate dall’immunità acquisita dall’infezione o dalla vaccinazione.

Ecco una review: Emerging Variants of SARS-CoV-2 And Novel Therapeutics Against Coronavirus (COVID-19). Come è noto una rewiew è una rassegna, con analisi dettagliate e il più possibile riassuntive di quanto risulta conosciuto e consolidato su un certo argomento.

ecco un estratto dalla rewiew dove si avverte dell’inopportunità della campagna vaccinale contro un virus con le caratteristiche di mutevolezza proprie della quasi specie SC2:

Le mutazioni adattative nel genoma virale possono alterare il potenziale patogeno del virus. Anche un singolo scambio di amminoacidi può influenzare drasticamente la capacità di un virus di eludere il sistema immunitario e complicare il progresso dello sviluppo del vaccino contro il virus. SARS-CoV-2, come altri virus a RNA, è incline all’evoluzione genetica mentre si adatta ai suoi nuovi ospiti umani con lo sviluppo di mutazioni nel tempo, determinando l’emergere di più varianti che possono avere caratteristiche diverse rispetto ai suoi ceppi ancestrali. Il sequenziamento genomico periodico dei campioni virali aiuta a rilevare eventuali nuove varianti genetiche di SARS-CoV-2 che circolano nelle comunità, specialmente in un contesto di pandemia globale. L’evoluzione genetica di SARS-CoV-2 è stata minima durante la fase iniziale della pandemia con l’emergere di una variante dominante a livello globale chiamata D614G, che era associata a una maggiore trasmissibilità ma senza una maggiore gravità della malattia del suo ceppo ancestrale. Un’altra variante è stata identificata nell’uomo, attribuita alla trasmissione da visoni d’allevamento infetti in Danimarca, che non era associata ad una maggiore trasmissibilità. Da allora, sono state descritte più varianti di SARS-CoV-2, di cui alcune sono considerate varianti di preoccupazione (VOC), dato il loro impatto sulla salute pubblica. I VOC sono associati a una maggiore trasmissibilità o virulenza, riduzione della neutralizzazione da parte degli anticorpi ottenuta tramite infezione naturale o vaccinazione, capacità di eludere il rilevamento o diminuzione dell’efficacia terapeutica o vaccinale.

(…) Nonostante la straordinaria velocità di sviluppo del vaccino contro COVID-19 e i continui sforzi di vaccinazione di massa in tutto il mondo, l’emergere di questi nuovi ceppi varianti di SARS-CoV-2 minaccia di ribaltare i significativi progressi compiuti finora nell’arrestare la diffusione di SARS-CoV -2.

Notare come si evidenzi il fatto che le varianti naturali siano meno aggressive e pericolose ossia attenuate (infettano ma non ammalano), consentendo, in altre parole, l’endemizzazione ossia la fine della fase acuta dell’epidemia. Il virus che è un parassita, muta opportunamente adattandosi all’ospite (suo habitat naturale) con cui convive senza più danneggiarlo. Anche qui si conferma ulteriormente come le varianti naturali siano meno pericolose. Non così nel caso in cui le varianti virali siano state selezionate per vaccino resistenza. Le tante mutazioni RBD ossia a carico del dominio di legame al recettore, svolgono “un ruolo fondamentale nel facilitare l’ingresso virale nella cellula ospite legandosi ai recettori dell’enzima di conversione dell’angiotensina-2 (ACE-2) della cellula ospite“.  generando varianti di preoccupazione (VOC), dato il loro impatto sulla salute pubblica.
Attenzione che

“Le varianti di preoccupazione sono associate ad una maggiore trasmissibilità o virulenza, riduzione della neutralizzazione da parte degli anticorpi ottenuta tramite infezione naturale o vaccinazione, capacità di eludere il rilevamento o diminuzione dell’efficacia terapeutica o vaccinale“.

Le quasispecie in presenza di anticorpi vaccinali troppo selettivi causano la selezione di mutanti resistenti. Ecco una ricerca che lo conferma denunciante il Risk of rapid evolutionary escape from biomedical interventions targeting SARS-CoV-2 spike protein ossia il rischio di rapida fuga evolutiva dagli interventi biomedici mirati alla proteina spike di SARS-CoV-2. Il riferimento è chiaramente alle varianti:

 Il dominio legante il recettore della proteina spike (RBD) di SARS-CoV-2 è il bersaglio molecolare di molti vaccini e profilassi basata sugli anticorpi volti a tenere sotto controllo la COVID-19. Un focus molecolare così ristretto solleva lo spettro dell’evasione immunitaria virale come potenziale modalità di fallimento per questi interventi biomedici [anticorpi vaccinali e monoclonali – n.d.a.]. Con l’emergere di nuovi ceppi di SARS-CoV-2 con trasmissibilità alterata e potenziale di evasione immunitaria, una domanda critica è questa: con che facilità il virus può sfuggire agli anticorpi neutralizzanti (nAbs) che prendono di mira lo spike RBD? (…). Abbiamo quindi utilizzato modelli evolutivi per prevedere la frequenza della fuga immunitaria prima e dopo la presenza diffusa di nAbs a causa di vaccini, immunizzazione passiva o immunità naturale. Il nostro modello suggerisce che i mutanti SARS-CoV-2 con una o due mutazioni leggermente deleterie dovrebbero esistere in numero elevato a causa della variazione genetica neutra e, di conseguenza, la resistenza ai vaccini o ad altri profilattici che si basano su uno o due anticorpi per la protezione può svilupparsi rapidamente -e ripetutamente- sotto selezione positiva. (…)

Su Nature in “Varianti SARS-CoV-2 a rapida diffusione: sfide e nuove strategie di progettazione dei vaccini COVID-19” leggiamo:

il continuo progresso di diversi vaccini è l’alba del giorno che vedrà la sconfitta dell’epidemia. Tuttavia, l’emergere di ceppi mutanti SARS-CoV-2 a rapida diffusione (B.1.1.7, B.1.351 e B.1.1.28.1) sono stati segnalati alla fine del 2020, causando preoccupazione per la prevenzione e il trattamento di COVID-19. Si ipotizza che l’emergere delle varianti SARS-CoV-2 possa presagire una nuova fase della pandemia. (…)  Studi recenti hanno scoperto che solo le varianti recanti mutazioni con funzioni biologiche significative hanno mostrato un’elevata trasmissibilità, suggerendo che queste mutazioni chiave possono influenzare la gravità del COVID-19, la diffusione virale e la fuga dell’immunità naturale o indotta dal vaccino.

Contradditoriamente i ricercatori se da una parte ribadisconono che
In breve, non c’è dubbio che gli attuali vaccini siano sicuri“. Dall’altra affermano: “Tuttavia, con l’emergere di varianti sono sorte anche preoccupazioni sull’efficacia dei vaccini. Abbiamo ancora bisogno di più dati clinici per monitorare a lungo gli effetti dei vaccini” e più avanti nello specifico raccontino di aver “utilizzato campioni di sieri provocati dal vaccino COVID-19 per rilevare la fuga dei mutanti“. concludendo che “Tutti e quattro i mutanti sottoposti a sostituzione a E484 sono resistenti alla neutralizzazione del siero immunitario umano

“The emergence of new variants” è una tra le cinque ragioni adotte da un altro gruppo di ricercatori che su Nature giudicano come l’immunità di gregge COVID sia probabilmente impossibile,
seppure con gli sforzi della vaccinazione in pieno vigore, tanto che “la soglia teorica per sconfiggere COVID-19 sembra essere fuori portata“. perché “non è ancora chiaro se (i vaccini covid) proteggano le persone dall’infezione o dalla diffusione del virus ad altri. Ciò pone un problema per l’immunità di gregge“.

Se non fosse abbastanza chiaro il fatto che sia proprio la campagna vaccinale a selezionare le varianti virali da vaccino ascoltiamo le parole di Luc Montagnier nel corso dell’intervista che ha recentemente concesso a Pierre Barnérias di Hold-Up Media:

Lei e’ stato il primo che un anno fa ha allertato il mondo sull’origine del virus dicendo che verosimilmente poteva essere uscito da un laboratorio e nello stesso tempo invitava la nazione a non averne paura perché la natura fa bene le cose e si sbarazza del suo carico patogeno… dunque la mia domanda è questa: da dove vengono queste varianti?

Ma è molto semplice, le varianti si originano dalle vaccinazioni! Il virus ha una capacità di mutazione molto rapida, come del resto altri virus a RNA; il virus dell’influenza è un altro esempio (…).

Il sistema immunitario di chi ha fatto la malattia naturale produce cellule T del sistema adattativo che proteggono anche dalle varianti. Malgrado si dica che queste cellule si formino anche per i vaccinati perché esse siano davvero protettive dovrebbero formarsi anche le cellule della memoria immunitaria che tuttavia non si formano nei vaccinati nei quali portano piuttosto ad anticorpi di breve durata con conseguente calo di efficacia e necessità di continui richiami.

Comunque sia, nessuna paura, basterà riprogettare i vaccini COVID in modo che proteggano dalle varianti come ci viene spiegato autorevolmente in How to redesign COVID vaccines so they protect against variants l’inneffabile Nature.
Domandina: se sono i vaccini stessi a provocare le varianti non è che ci sia qualcosa che non va in questa coazione a ripetere? Non sarà il presunto rimedio a causare il male, che invece è certo?

Certo altri scienziati sembrano pagati per cercare di correre ai ripari affrettandosi a buttare acqua sul fuoco come questi che in un commentary del PNAS negano in coro la natura di quasi specie del SC2 affermando di conseguenza che non c’è pericolo a causa del fatto che La bassa diversità genetica può essere un tallone d’Achille della SARS-CoV-2.

Noi vorremmo poter continuare ad appellarci a quel principio che non è ancora stato abolito anche se di fatto del tutto rimosso: il principio di precauzione.

a proposito di Immunità e varianti si invita all’ascolto dell’intervista che il prof. Mauro Mantovani di IMBIO ha concesso a Beatrice Silenzi per Fabbrica della Comunicazione

[nota tecnica a cura del prof. M. Mantovani:

Il sistema immunitario è composto ANCHE dagli anticorpi (sistema di difesa umorale adattativo o specifico), ma la possibilità di cross-reagire anche con variazioni in seno allo stesso antigene è principalmente determinato dai Linfociti T in tutte le sue sottopopolazioni: Th0 (naive), CD8 (Citotossici attivati), Tfh (T helper follicolari) e Th1 (Sistema specifico di difesa per virus e batteri intracellulari nonché cellule neoplastiche).
Tutti questi sistemi che hanno reagito una volta contro un nuovo patogeno, reagiranno anche la seconda e la terza e “n” volte contro lo stesso patogeno anche se possiede delle piccole mutazioni, proprio perché il sistema adattativo di lignaggio “T” è “meno” specifico e più “adattativo”.
Per cui l’immunità è ASSICURATA per la vita, in un soggetto “immunologicamente” sano.
Questo è uno dei motivi per cui gli anziani “in salute” non hanno a che preoccuparsi.
Gli stessi Linfociti T che hanno in passato altri coronavirus sono cross-reattivi anche per Sars-CoV-2]

Aggiornamento del 27 luglio

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.07.05.21260050v2

Del preprint destinato al BMJ proponiamo l’abstract

Contesto: Il periodo da febbraio a giugno 2021 è stato quello durante il quale i ceppi di SARS-CoV-2 wild-type iniziali sono stati soppiantati in Ontario, Canada, prima da VOC con la mutazione N501Y (Alpha/B1.1.17, Beta/ varianti B.1.351 e Gamma/P.1) e poi dalla variante Delta/B.1.617. L’aumentata trasmissibilità di questi VOC è stata documentata, ma i dati per una maggiore virulenza sono limitati. Abbiamo utilizzato i dati del caso COVID-19 dell’Ontario per valutare la virulenza di questi COV rispetto alle infezioni SARS-CoV-2 non COV, misurata in base al rischio di ospedalizzazione, ricovero in unità di terapia intensiva (ICU) e morte.

Metodi: Abbiamo creato una coorte retrospettiva di persone in Ontario risultate positive per SARS-CoV-2 e sottoposte a screening per VOC, con date del rapporto del test tra il 7 febbraio e il 22 giugno 2021 (n = 211.197). Abbiamo costruito modelli di regressione logistica a effetti misti con ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e morte come variabili di esito. I modelli sono stati aggiustati per età, sesso, tempo, comorbidità e stato di gravidanza. Le unità sanitarie sono state incluse come intercettazioni casuali.

Risultati Rispetto ai ceppi SARS-CoV-2 non VOC, l’aumento corretto del rischio associato alle varianti N501Y-positive è stato del 59% (49-69%) per il ricovero in ospedale; 105% (82-134%) per ricovero in terapia intensiva; e il 61% (40-87%) per la morte. Gli incrementi con la variante Delta sono stati più pronunciati: 120% (93-153%) per ospedalizzazione; 287% (198-399%) per ricovero in terapia intensiva; e il 137% (50-230%) per la morte.

Interpretazione Il progressivo aumento della trasmissibilità e della virulenza dei VOC SARS-CoV-2 si tradurrà in una pandemia significativamente più grande e più mortale di quella che si sarebbe verificata in assenza di emergenza VOC (Variants of concerns – di preoccupazione, ossia varianti resistenti al vaccino e quindi causate dalla vaccinazione)

Fonti in ordine di apparizione
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7953441/
Trascrizione integrale intervista citata
https://youtu.be/QUXqb4WAMhI
https://www.imbio.it/
https://www.fcom.it/immunita-e-variante-delta-del-virus-dott-mauro-mantovani/
https://www.nature.com/articles/s41586-021-03324-6
https://www.fcom.it/che-cose-il-fenomeno-della-d-e-di-cui-molti-parlano/
https://www.nature.com/articles/s41594-020-0479-4
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7464562/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4516275/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4548947/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7673303/
Rewiew https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34033342/
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0250780
https://www.nature.com/articles/s41392-021-00644-x
https://www.nature.com/articles/d41586-021-00728-2
https://www.francescocappello.com/2021/05/28/le-varianti-si-originano-dalle-vaccinazioni-parola-di-nobel/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33688655/
https://www.nature.com/articles/d41586-021-00241-6
https://www.pnas.org/content/117/40/24614
https://www.fcom.it/immunita-e-variante-delta-del-virus-dott-mauro-mantovani/

(*) In particolare, nello studio citato sono state prese in considerazione le varianti circolanti di SARS-CoV-2 prevalenti nel Regno Unito (B.1.1.7/501Y.V1), Sud Africa (B.1.351/501Y.V2) e Brasile (P.1) 15,18,19,35. Gli esperimenti effettuati dagli autori dello studio indicano che le mutazioni nell’RBD trovate in queste varianti, e potenzialmente altre con le mutazioni K417N, K417T, E484K e/o N501Y, possono ridurre la potenza di neutralizzazione del plasma da individui vaccinati o naturalmente infetti contro pseudotipi del SARS-CoV-2.

Un ringraziamento alla dott.ssa Loretta Bolgan e al prof. Mauro Mantovani per i suggerimenti bibliografici e la revisione dell’articolo.

Nota: L’immagine di copertina è tratta da https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7953441/

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